Islamici parti civili contro Belpietro Fra i querelanti anche un pordenonese
Il Caim, Coordinamento delle associazioni islamiche di Milano e Monza, è stato ammesso ieri come parte civile nel processo all’ex direttore di Libero e ora a La Verità, Maurizio Belpietro, per la...
Il Caim, Coordinamento delle associazioni islamiche di Milano e Monza, è stato ammesso ieri come parte civile nel processo all’ex direttore di Libero e ora a La Verità, Maurizio
Belpietro, per la vicenda del titolo “Bastardi islamici”, apparso sulla prima pagina del quotidiano il 14 novembre 2015 e riferito agli attacchi terroristici di Parigi. Lo ha stabilito il collegio della settima sezione penale del Tribunale di Milano, presieduto da Anna Calabi, che ha respinto, invece, le richieste di costituzione di parte civile di un’altra associazione e di altri dieci musulmani. Una delle querele portava la firma di Mohamed Abbas Sufi, manager di 45 anni, esponente del coordinamento territoriale del Pd di Pordenone. Sufi aveva presentato, con l’avvocato pordenonese Fabio Gasparini, anche la richiesta di costituzione di parte civile.
Belpietro, si legge nell’imputazione del pm Piero Basilone, è accusato di avere «offeso pubblicamente la confessione religiosa dell’Islam, mediante vilipendio di coloro che la professano». Fatto «aggravato perché commesso per finalità di discriminazione e di odio religioso». Prossima udienza il 5 giugno.
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