«Io conte Uguccione al servizio del teatro civile»

Bebo Storti protagonista a San Daniele: «Non abbassiamo la guardia sui mali dell’Italia»

Mica facile passare da un personaggio comico e dandy come il Conte Uguccione a quello di un’ex appartenente alla Decima Mas, nostalgico delle “belle imprese” del ventennio fascista.

Tant’è, nella vita di un attore c’è sempre una strada da percorrere e anche quella di Bebo Storti doveva pur cominciare da qualche parte. «Non rinnego assolutamente alcuno dei personaggi che ho interpretato. Con la Giallapa’s abbiamo dato vita a delle figure che hanno sdoganato in senso brechtiano l’immagine dell’italiano medio, permettendo al pubblico di giudicarlo da fuori. Tutto questo lavoro mi sta servendo anche ora». Ora, che non ci sono piú battute a sfondo erotico o caricature, ora che il teatro dell’attore toscano ha virato verso il sociale e, sí, anche quello piú spinoso della politica.

«È dal 2000, ormai, che mi occupo di teatro civile, e non ho certo intenzione di smettere. Quando hai dei figli – ammette Storti - non puoi piú esimerti dal voler fare per loro qualcosa di utile, come denunciare - a tuo modo - un mondo sbagliato, che non funziona». E allora eccolo sul palco dell’auditorium Alla fratta di San Daniele, per il Festival della Costituzione, con il suo spettacolo Mai Morti. Uno spettacolo che resiste nel tempo e che è stato voluto dagli organizzatori del festival proprio per la sua costante, e preoccupante, attualità. «È stato davvero bello poterlo inscenare in questo contesto: parlare di Costituzione va sempre bene, per me è fondamentale che noi cittadini rimaniamo sempre “sul pezzo”, anche se...». La frase s’interrompe, perché il fatto di trovarsi ancora a parlare di fascismo, nel 2014, è una cosa che lui, proprio, non manda giú: «La memoria va trasmessa, continuamente, e questo è uno spettacolo che deve far parlare soprattutto i giovani, che devono sapere cosa è successo e cosa, ancora, continua a succedere».

Il personaggio che Storti interpreta è un fascista mai pentito, impegnato in prima persona a difesa dell’ordine pubblico contro viados, extracomunitari, zingari e drogati, che si abbandona ai ricordi del passato, evocando la “Ettore Muti”, banda fascista che rimarrà tragicamente nella memoria per la ferocia delle torture praticate a centinaia di antifascisti e rievocando le piú orribili imprese portate a termine dalla Decima Mas, anche in Friuli, nel 1944.

«Nel 1999 io e Renato Sarti (il regista di Mai Morti) pensavamo che lo spettacolo avrebbe resistito al massimo 5 o 6 anni, invece siamo ancora qui a metterlo in scena e a parlare di fascismo. A farci pensare, però, è il fatto che i primi anni io dovevo recarmi a teatro con la scorta della Digos, perché eravamo costantemente minacciati, oggi invece ai neofascisti non facciamo piú paura, perché ormai hanno lo scudo della politica».

Non fa molti giri di parole, Storti, per far capire cosa pensa dell’attuale situazione italiana. Cita la Mussolini, con il suo “inchiniamoci di fronte al fascismo”, davanti al quale nessun parlamentare ha battuto ciglio, ripercorre col pensiero i vent’anni di governo Berlusconi, deborda ai giorni nostri, tirando in mezzo mafia, corruzione e tutto il marcio del nostro paese.

In poche parole, è arrabbiato come pochi, e la sua rabbia è arrivata anche in Friuli («un paese nel paese, con ferite aperte di cui fortunatamente vuole ancora parlare», dice) grazie all’associazione Per la costituzione di San Daniele.

Questa domenica, giorno di chiusura del festival, ci saranno Angelo Floramo con “Alle radici della democrazia nei codici della Guarneriana”alle 9.45 alla Biblioteca Guarneriana, Gianfranco Pasquino che con Ugo De Siervo parlerà di “Riforme delle istituzioni parlamentari e riforme elettorali alle 11 all’Auditorium “Alla Fratta”, a cui seguirà Gian Mario Villalta con l’incontro “L’mpero dell’Homo Oeconomicus” alle 12.30.

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