Intervista al Messaggero Veneto Berlusconi: restituirò l'Imu

Il Cavaliere oggi in regione: «Festeggerò con Tondo i 50 anni di Autonomia. Qui da voi la Specialità ha funzionato, è Monti ad averla indebolita»
Former Italian Premier Silvio Berlusconi delivers his speech at a gathering of supporters in Milan, Italy, Sunday, Feb. 3, 2013. Berlusconi is promising Italians if they vote him back into office that he will not only abolish an unpopular tax on primary residences, but he'll refund property taxes Premier Mario Monti's government made them pay in 2012. Berlusconi abolished the tax when last elected premier in 2008, but Monti, who replaced him in 2011 as Italy sunk into the Eurozone debt crisis, revived it to help fill state coffers. (AP Photo/Antonio Calanni)
Former Italian Premier Silvio Berlusconi delivers his speech at a gathering of supporters in Milan, Italy, Sunday, Feb. 3, 2013. Berlusconi is promising Italians if they vote him back into office that he will not only abolish an unpopular tax on primary residences, but he'll refund property taxes Premier Mario Monti's government made them pay in 2012. Berlusconi abolished the tax when last elected premier in 2008, but Monti, who replaced him in 2011 as Italy sunk into the Eurozone debt crisis, revived it to help fill state coffers. (AP Photo/Antonio Calanni)

UDINE. Annuncia la carta importante, e cioè la restituzione dell’Imu. Benedice il movimento civico di Renzo Tondo federato al Pdl per le regionali in Friuli Venezia Giulia. Sostiene l’autonomia, quando è ben utilizzata come nel caso del Friuli Venezia Giulia.

Ieri da Milano, l’ex premier ha lanciato la sua sfida in caso di vittoria: «Nel nostro primo Consiglio dei ministri delibereremo la restituzione dell’Imu. Le famiglie saranno rimborsate in contanti e per la prima volta sorrideranno ricevendo una lettera dal fisco». È la proposta choc di Silvio Berlusconi, top secret da due settimane e annunciata con enfasi nella sua Milano. Una proposta che in serata il Cavaliere ribadisce nell’intervista al Messaggero Veneto.

Un colloquio che anticipa la tappa elettorale che oggi Berlusconi terrà a Trieste: prima (alle 15.30) l’incontro con il governatore Tondo, poi (alle 16) alla Stazione marittima all’incontro istituzionale promosso dal gruppo consiliare del Pdl per il cinquantesimo anniversario della Specialità regionale, quindi alle 17.30 la presentazione dei candidati.

Dunque, Presidente, ieri ha scoperto il suo jolly, riportando il tema del fisco al centro della campagna elettorale: via l’Imposta sulla casa.

«È quello che ho comunicato: la restituzione dell’Imu che gli italiani sono stati costretti a versare con il Governo Monti nel 2012, la copertura necessaria arriverà dall’accordo con la Svizzera già firmato da altri Stati come la Germania, la Gran Bretagna e l’Austria per la tassazione dei capitali che cittadini e imprese italiani detengono nelle banche svizzere».

Questa campagna elettorale è caratterizzata dalla difficile crisi che sta attraversando il nostro Paese. Qual è la sua ricetta per uscire da questo momento difficile per le famiglie italiane, per chi è senza lavoro, per rilanciare le imprese e in generale l’economia?

«È una ricetta in fondo molto semplice: meno tasse, cominciando dall’abolizione dell’Imu sulla prima casa, per dare ossigeno alle famiglie, per rilanciare i consumi, e quindi il lavoro delle imprese, l’occupazione. Insomma, per far ripartire la crescita».

E come?

«Naturalmente per fare questo bisogna ridurre le spese ed eliminare gli sprechi e il debito pubblico, che ci costa ogni anno una cifra enorme di interessi. Io credo che in cinque anni si possa tagliare il costo della macchina dello Stato del 10%. Il nostro Stato costa a ogni italiano circa 4.500 euro l’anno, in Germania a ogni cittadino tedesco 3.000 euro. Ecco questi 1.500 euro di differenza, ci dicono che volendo, e avendo i poteri necessari, si può lavorare puntando a una riduzione del 10% sugli 800 miliardi del costo totale».

Secondo alcuni sondaggi il Pd è in testa, ma la rimonta del Pdl è cominciata. Come convincerà gli italiani a votare per lei?

«La rimonta del Pdl è cominciata da tempo, da quando sono tornato a comunicare agli italiani. Non ci sono grandi segreti: basta raccontare le cose, mettere a confronto i nostri programmi e i nostri comportamenti con quelli della sinistra e del governo Monti. Bersani ha nel programma il mantenimento dell’Imu, l’aumento dell’Iva, la patrimoniale e nel Dna l’invidia sociale che lo spinge a tassare chi con il lavoro e i sacrifici è riuscito a raggiungere il benessere e la ricchezza. Monti ha coperto gli italiani di tasse, ha messo in campo il redditometro, ha sguinzagliato Equitalia a perseguitare i cittadini e le aziende in difficoltà. Nessuna persona sensata può credere che l’Italia abbia un futuro su questa strada. Per questo la differenza fra la sinistra e noi è sempre assoluta. Loro credevano di avere già vinto, ma ormai il distacco è ridotto a 3-4 punti, e il trend continua a essere positivo per noi e negativo per loro».

Se dopo il voto nessuna coalizione otterrà la maggioranza che scenari vede? Come garantire la governabilità al Paese?

«Non accadrà, perché sono convinto che vinceremo noi. E comunque la stagione del voto comune che ha sostenuto il governo dei tecnici è alle nostre spalle».

Bersani dice che lei è imbattibile nelle promesse fiscali. È così?

«Ha ragione: io sono credibile nel mantenere le promesse, come è già avvenuto con l’abolizione dell’Ici sulla prima casa e con i due contratti con gli italiani del 2001 e del 2010 che sono stati totalmente adempiuti. Lui invece è imbattibile nell’aumentare le tasse».

Se vincerà il centrodestra può già anticipare quali saranno i ministri di peso. Davvero lei seguirebbe l’economia lasciando la carica di premier a qualcun altro? A chi?

«L’ho già detto e ripetuto: ad Angelino Alfano. Io mi dedicherò all’Economia perché è da lì che passeranno le grandi riforme per rilanciare la crescita e lo sviluppo. Comunque al Governo penseremo dopo le elezioni. Posso solo dire che ci saranno nomi nuovi e sorprendenti».

Se l’aspettava la metamorfosi del tecnico Mario Monti?

«Purtroppo no. Altrimenti non lo avrei mai sostenuto, dall’inizio. È stato un errore, lo ammetto. Monti aveva garantito che non avrebbe mai usato del suo ruolo tecnico per fare politica, e ha fatto esattamente l’opposto. Era stato scelto per tirare l’Italia fuori dalla crisi, e in un anno di governo pur disponendo di poteri che nessun altro premier ha mai avuto, ha sospinto il paese dentro una spirale recessiva fatta di caduta dei consumi, di caduta della produzione, di caduta degli investimenti, di troppe tasse, di aumento della disoccupazione».

Presidente parliamo del caso Monte dei Paschi, in questi giorni al centro delle cronache. Secondo lei perché siamo arrivati a questo punto? Solo colpa di un partito?

«Il Monte dei Paschi rappresenta la normalità di ciò che succede nelle cosiddette regioni rosse. Dove la sinistra è al governo da sempre, le istituzioni si identificano nel partito che decide gli uomini, che dà ordini ai suoi uomini, che chiede loro anche di riversare al partito parte del loro ricco emolumento di cui godono proprio grazie allo stesso partito. Questo è ciò che accade con le banche, con le cooperative, con le assicurazioni che nelle regioni rosse arrivano a quote di mercato incredibili. È la storia e la norma della sinistra ortodossa».

Cavaliere qualche considerazione anche sulla composizione delle liste elettorali in Friuli Venezia Giulia. La scelta di un capolista al Senato che viene da fuori Regione, e cioè l’imprenditore piemontese Bernabò Bocca, ha creato qualche malumore nel Pdl. Cosa può dire a dirigenti ed elettori del partito per spiegare la decisione?

«Bernabò Bocca è una figura di grande prestigio che, per la natura stessa della sua attività, non è legata a un territorio particolare. È il presidente di una categoria – gli albergatori – particolarmente importante in una regione a forte vocazione turistica come il Friuli Venezia Giulia. È una persona che conosce i problemi del comparto turistico dall’interno e che sicuramente saprà far valere in Parlamento gli interessi della vostra Regione».

Il governatore del Friuli Venezia Giulia Renzo Tondo punta a organizzare un partito regionale federato con il Pdl per ampliare il bacino elettorale. Quali sono i margini di manovra? Lei cosa ne pensa?

«Non sono particolarmente affezionato alla forma-partito: ho sempre inteso il Popolo della Libertà come una comunità di donne e uomini uniti da comuni valori, comuni ideali, un comune progetto. Le forme organizzative si possono adattare alle circostanze e all’esigenza fondamentale di coinvolgere tutti i moderati nel modo migliore».

Il Friuli Venezia Giulia ha celebrato i cinquant’anni dello Statuto di Autonomia regionale. Ha ancora un significato mantenere la specialità di alcune Regioni?

«Ha significato quando l’autonomia è utilizzata bene, come nel caso del Friuli. Io vengo nella vostra regione proprio per festeggiare il cinquantenario dell’autonomia regionale. Aggiungo che i nostri governi hanno fatto molto per la Regione autonoma del Friuli Venezia Giulia. Con il Governo Monti invece si è avuta una inversione di tendenza, verso una limitazione dell’autonomia che giudico negativamente».

La Lega ha lanciato il progetto – con i governi regionali di centrodestra – di una Macroregione del Nord. Riguarda anche il Friuli Venezia Giulia? E come si realizzerebbe?

«Naturalmente sta ai friulani e ai giuliani scegliere. Da parte mia posso solo dire che la vostra è una regione con delle caratteristiche differenti dalle altre. E quindi è difficile immaginare un’integrazione così stretta con regioni che hanno caratteristiche diverse. Ma certo le regioni produttive del nord possono fare fronte comune nel porre con forza la “questione settentrionale”, che in Italia esiste e non è meno importante della questione meridionale».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Argomenti:elezioni 2013

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto