Intellettuali divisi sulle adozioni da parte dei gay

Sì alle unioni civili, ma la stepchild adoption non convince. Avoledo: il dibattito serve a distoglierci dai problemi veri

UDINE. Infastidito se non addirittura indispettito per come il dibattito politico sulle unioni civili e sulle adozioni si sta srotolando. Dibattito che definisce senza mezzi termini «penoso». Il perchè di questo giudizio senza appello è presto spiegato: «Penoso perché in realtà nessuno parla della luna, ma tutti del dito». «Questa vicenda - aggiunge il giornalista Toni Capuozzo - è esattamente come quella relativa agli incidenti stradali. Tante parole ma ai politici non gliene frega niente di chi muore».

È un po’ - sono ancora le sue parole - un dibattito che ricorda «il gioco di ruba bandiera, un pretesto cioè per misurarsi. Insomma, il solito teatrino stucchevole».

Per Capuozzo il dibattito dovrebbe essere non strumentale nel senso che «chiunque stabilisca un rapporto in qualche modo va riconosciuto. Io però non sono d’accordo sulle adozioni. Credo sia abbastanza ridicolo che oggi tutto sia a chilometro zero contro tutto».

Sulle adozioni da parte di coppie omosessuali, Capuozzo sostiene che «avere figli non è un diritto. Andrebbe invece contemplato un diritto muto che è quello dei minori. È chiaro che una casa con due papà o due mamme è meglio di un orfanotrofio, ma la legge deve essere erga omnes. Sì, è una discussione tutta politica. Ci indigniamo per il sessismo della società contro l’uso del corpo della donna e poi diciamo sì a un uso, ancorchè consenziente, per una maternità».

Lo scrittore Tullio Avoledo afferma di non avere le idee chiare, di non avere granché voglia di parlare di questo argomento, di non essere interessato. «Devo dire che i problemi sono ben altri e dunque non ho tempo da dedicare per queste cose. Quali altre cose? Le fabbriche che chiudono e il modo in cui non stiamo affrontando le emergenze serie».

E quello in questione - insiste - «è problema assolutamente marginale, fumo negli occhi. È una battaglia civile che divide, ma è un modo per distoglierci dai problemi veri. Ma a me i giochi di prestigio dei politici non piacciono. Ribadisco che non è un’opinione. Ma non farei cadere un governo su questo. Davvero non capisco tutto questo casino. Magari a suo tempo vedrò di studiarmi tutto».

Il critico d’arte, Philippe Daverio, ritiene che se due persone si mettono assieme hanno il diritto di volersi bene e dunque «avere una norma che renda tutto ciò possibile è molto importante». Ma aggiunge di essere un tradizionalista e che dunque fa fatica «a chiamarla famiglia».

E anche sulle adozioni da parte di queste coppie si sente tradizionalista. «Non buttando via del tutto Sigmund Freud è difficile eliminare entrambe le figure. Ma aggiungo di non avere un’opinione precisa anche perché mi manca una casistica vera».

«Io ragiono con un po’ di buon senso e per le coppie di fatto non ho nulla in contrario perché sono sempre unioni di gente che si vuole bene e che desidera gli stessi diritti degli altri». Ma come Daverio anche lo scrittore Paolo Maurensig sulle adozioni resta «un po’ perplesso e quindi non dico nulla di nuovo. Credo tra l’altro che ci sia una lista di attesa per adottare bambini e non è che manchino coppie che sono in grado di farlo al punto di dover ricorrere ad altre coppie. E poi un bambino ha suoi diritti, credo sacrosanti, di avere una mamma e un papà».

«Assolutamente a favore di una legge che estenda i diritti» si dichiara il regista Matteo Oleotto. «Si tratta di colmare - insiste - un vuoto e un ritardo rispetto a molti altri Stati». Per questo si augura che il provvedimento «vada in porto quanto prima perché è un diritto che va esteso a tante persone che già vivono in coppia e per i bimbi che già vivono con genitori che attendono di vedere riconosciuti i diritti per i propri figli».

Il musicista Gigi Maieron ritiene che «quando le persone si amano è giusto stiano assieme. E quando c’è amore credo ci debba essere la possibilità di fare famiglia. Sono anche aperto alla possibilità che queste coppie abbiano figli, però lo sento un argomento decisamente importante per essere liquidato con il dibattito “figli si e figli no”».

Ritiene anche, Maieron, che sia inutile discriminare il genitore per il sesso. Poi ricorda se stesso prima come figlio senza padre e poi come padre a sua volta. E sente di «non avere dato tutto ciò che avrei potuto dare. La paternità o la maternità sono i momenti più seri e importanti della vita. E non è possibile pensare che riguardi solo coppie cosiddette normali».

Argomenti:diritti civili

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