Insegnante e operaio artisti della fotografia

Marco Zamò e Marco D’Agaro sul podio in Piemonte battendo rivali provenienti da 66 Paesi
TAVAGNACCO . Uno amante della tecnologia, l’altro allergico ai social network. Uno invaghito dei fiori e degli animali, l’altro concentrato sul paesaggio e sulla sua montagna.


Marco Zamò e Marco D’Agaro – insegnante alle scuole medie il primo, operaio il secondo, entrambi residenti nel Comune di Tavagnacco – hanno in comune due cose: la passione per la fotografia naturalistica e il talento.


Mettono discretamente piede nella natura con la loro fedele macchina fotografica, scattano e si fanno largo tra i professionisti. Ovunque.


Per l’ultimo concorso internazionale di fotografia naturalistica – con fotografi provenienti da 66 Paesi e ben 26 mila scatti in gara – sono saliti sullo stesso palco, quello dell’Oasis photo contest a Chiaverano, in provincia di Torino, e hanno entrambi ottenuto, in categorie diverse, una menzione d’onore.


Marco D’Agaro, classe 1962 originario di Rigolato, ha scoperto la fotografia da ragazzo, l’amore per la sua terra ha fatto il resto.


«Adoro passeggiare tra le montagne della Carnia, così ho messo insieme le due passioni – continua –. Fotografo il paesaggio e i suoi particolari e lo faccio solo in Friuli. Qui c’è tutto».


La fotografia naturalistica è impegnativa. «Capita che serva una levataccia per vedere l’alba da una cima, ma la passione cancella il peso del sacrificio», rivela. Con le sue immagini, mai troppo elaborate, ha ottenuto riconoscimenti in Italia e in Europa: «Più che il premio in sé, è bello essere apprezzati tra i big».


Cos’ha di speciale la fotografia naturalistica? «Tutto dipende dalla tua capacità di trovare l’attimo perfetto».


Tra alunni bisognosi di attenzione e genitori esigenti, un momento di «non socializzazione» serve. Marco Zamò, nato nel 1964, lo trova con la sua macchina digitale.


«Ho cominciato 7 anni fa, entrando nel circolo Palmarino – ricorda –, ma quando ho pubblicato il primo scatto sono stato bastonato». Poi, tra consigli e suggerimenti, si è tolto più di una soddisfazione.


L’anno scorso ha vinto il primo premio (sezione fiori e piante) al Photo festival di Montier, in Francia. Un evento da 24 mila visitatori paganti. «C’erano foto spettacolari – dice –. Per me la fotografia era un po’una scusa per immergermi nella natura. Sono partito dai paesaggi, poi mi sono concentrato su flora e fauna».


È fotografia di appostamento: esplori la zona, riconosci il verso dell’animale, trovi il luogo perfetto e ti apposti. Diventa quasi un gioco per grandi che vogliono tornare bambini.


Il martin pescatore è il più ambito. La sfida delle sfide è immortalarlo in movimento. «È continua ricerca del nuovo. Io e un amico andiamo nella zona del Torre per trovarlo – racconta –. Nel capanno puoi stare ad aspettare ore per niente: ma che soddisfazione quanto cogli il momento giusto».


Come nello scatto premiato, Marco ha sorpreso due gruccioni in duello. È come nella vita, «spesso ci vuole fortuna».


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