Insegnante calabrese si rifiuta di insegnare a Udine, il preside lo licenzia
UDINE. Fresco di assunzione in ruolo, l’insegnante non prende servizio. E il preside lo licenzia. È successo al liceo classico Stellini di Udine, dove il dirigente, Giuseppe Santoro, si è trovato a dover inseguire il neo-prof, un professionista calabrese, che alla richiesta di entrare in ruolo ha ribattuto: «Si figuri se vengo a Udine!».
E al Kennedy di Pordenone sono due i casi di insegnanti, assenti da settembre, entrati in servizio per un solo giorno prima delle vacanze di Natale e poi ritornati subito in congedo. «Su una cattedra di diritto avevo nominato un neovincitore di concorso, assunto l’anno scorso – ricorda Santoro –. Il docente aveva rinviato di un anno la presa di servizio, ma io non l’ho mai visto comparire. Dopo qualche tempo ho cercato di capire chi fosse e sono riuscito a raggiungerlo. Davanti alla mia proposta di un contratto a tempo indeterminato in Friuli, lui ha ribattuto «Si figuri se vengo a insegnare a Udine!». Alla fine l’ho licenziato e lui ha minacciato il ricorso».
Da sottolineare che in questa fase, per il combinato disposto dell’infornata di assunzioni legata alla Buona scuola e alla strada complicata per l’abilitazione «è sempre più complicato reperire i supplenti – ammette Santoro –. L’anno scorso ho assunto un ragazzo non ancora laureato perché la cattedra di matematica era scoperta. Poi il giovane ha preso la laurea durante l’anno, ma una situazione di questo genere non si verificava dagli anni 70».
I congedi a orologio hanno comportato «qualche disfunzione al rientro delle vacanze» per ragazzi e il personale del Kennedy di Pordenone, come racconta la dirigente, Antonietta Zancan. «Accade che alcuni insegnanti, soprattutto quelli che arrivano da lontano, abbiano preso servizio per un giorno, il 23 dicembre, per poi ritornare in congedo al rientro delle vacanze. Noi avevamo sistemato tutto l’organico prima delle feste con supplenti bravi e motivati, ma questo tipo di operazioni fa saltare quelle cattedre. Bene inteso, si tratta di tutele giuste e corrette, tutte documentate e messe nero su bianco nel contratto, che però se utilizzate in questo modo penalizzano i ragazzi».
Al Kennedy sono stati due i casi. Succede che alcuni tipi di congedi non sono retribuiti e la presa in servizio prima delle vacanze dà diritto al pagamento dello stipendio per tutto il periodo delle festività.
C’è poi il congedo biennale che può essere usufruito anche per periodi spezzettati, perciò con questo escamotage si allunga la permanenza a casa. Un caso simile si è verificato anche a Padova e la preside, Nadia Vidale, non ha esitato a prendere in mano carta e penna per scrivere una lettera aperta all’insegnante “furbetto”. «Cosa ci è venuto a fare nella nostra scuola il 23 dicembre – ha scritto la dirigente dell’istituto Severi di Padova -? La scuola e noi ci siamo impegnati per trovarle un sostituto. Scovata una supplente giovane ed entusiasta il 2 dicembre, l’ho licenziata il 22».
Ma il prof, rientrato il 23, dal 9 gennaio ha chiesto un nuovo congedo. «Egregio professore - si legge –, lei ha avuto la sorte fortunata, tale ha da ritenersi, nella difficile contingenza economica attuale, di avere ottenuto recentemente un posto di lavoro statale: insegnante di Diritto in una bella e grande scuola di una città importante.
Data la sua età, forse non se l’aspettava, questa sorpresa. Ma penso che l’abbia gradita, perché ha accettato la proposta. Ma per motivi familiari ha dovuto chiedere un congedo. Finalmente, il 23 dicembre, il giorno prima delle vacanze di Natale, lei si è presentato alle classi. Poche ore dopo l’ingresso nella scuola, presentava all’ufficio personale una nuova richiesta di congedo, stavolta dal 9 gennaio 2017. I ragazzi avevano trovato un’insegnante volenterosa e capace, contenta di far loro da guida nel cammino.
Lei, professore, è stato qui un solo giorno, per sparire subito. Gli studenti e i loro genitori vorrebbero ora dare almeno un senso al danno ingiusto che hanno subito: nessun insegnante per settimane, poi finalmente un docente bravo, poi finalmente il titolare, poi di nuovo chissà... Ma purtroppo, professore, io non trovo parole per spiegare: vuole dirlo lei, per favore, cosa ci è venuto a fare nella nostra scuola il 23 dicembre?».
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