Inganni per ottenere il permesso di soggiorno: la polizia di Udine denuncia 52 persone

È il bilancio dell’attività di accertamento condotta dalla Squadra mobile sulle circa 200 domande di regolarizzazione presentate in provincia in occasione della sanatoria 2012 riguardante i lavoratori stranieri clandestini

UDINE. Cinquantadue persone, 11 italiani e 41 stranieri, sono state denunciate dalla polizia per aver rilasciato false attestazioni allo scopo di ottenere (o far ottenere ad altri) il permesso di soggiorno. Questo il bilancio dell’attività di accertamento condotta dagli investigatori della Squadra mobile di Udine sulle circa 200 domande di regolarizzazione presentate in provincia di Udine in occasione della sanatoria 2012 riguardante i lavoratori stranieri.

In quell’anno il Governo diede la possibilità di “emergere” a quanti si trovavano in condizione di clandestinità e a lavorare “in nero” per privati (per esempio come badanti o colf) o per qualche azienda. I datori di lavoro, all’epoca, ebbero un mese a disposizione - dal 15 settembre al 15 ottobre - per assumere regolarmente quei lavoratori extracomunitari che avevano alle proprie dipendenze da almeno tre mesi (dalla data di entrata in vigore della legge 102). I requisiti richiesti per l’accoglimento della domanda erano diversi: una soglia di reddito minima (intorno ai 30mila euro annui) per il datore di lavoro e la mancanza di pregiudizi penali per quanto riguarda il settore dell’immigrazione; la presenza in Italia dello straniero almeno dal 31 dicembre 2011; un contributo forfettario di mille euro da pagare allo Stato e il versamento dei contributi dovuti.

Nella nostra provincia oltre un quarto delle domande di regolarizzazione, vale a dire più di 50, sono state rigettate per mancanza di requisiti o perché la polizia ha scoperto qualche imbroglio. E così, come accennato, sono finiti nei guai 11 italiani - quasi tutti friulani e un sessantenne di Mestre - tra imprenditori e “mediatori” (cioè coloro che hanno messo in contatto gli stranieri che avevano bisogno del permesso di soggiorno con i possibili datori di lavoro), nonchè 5 marocchini, 6 algerini, 4 egiziani, 7 indiani, 4 cinesi, 3 brasiliani, 1 nigeriano, 2 albanesi e 9 bengalesi. Tutti quanti sono stati segnalati alla Procura della Repubblica di Udine per la violazione dell’articolo 5, comma 8bis della legge 286/98 del Testo unico sull’immigrazione. Un reato per il quale la pena prevista va da 1 a 6 anni di reclusione.

Diversissime tra loro le situazioni finite sotto gli occhi dei poliziotti della Mobile che hanno lavorato sotto il coordinamento del vicequestore aggiunto Massimiliano Ortolan. Tra queste spicca quella di un imprenditore friulano 30enne che ha assunto fittiziamente ben 17 stranieri e a ciascuno di loro, stando alla ricostruzione effettuata dalla questura, ha chiesto circa 3mila euro in cambio del “favore”. C’è poi la figura di un sessantenne originario del Friuli, ma residente nella zona di Mestre che avrebbe indirizzato 6 bengalesi verso altrettanti disabili friulani che si sarebbero poi finti loro datori di lavoro (ai potenziali datori di lavoro disabili, infatti, era richiesta una soglia di reddito inferiore). Altri stranieri, infine, hanno dichiarato di lavorare per ditte già chiuse o che non avevano mai avuto dipendenti. Nell’ambito di questa inchiesta ci sono stati numerosi interrogatori e diverse perquisizioni. Non di rado sono stati gli stessi stranieri a spiegare agli investigatori i meccanismi dei vari inganni.

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