Infortunio, perizia sul macchinario

LUSEVERA. È stata una lesione encefalica con sfondamento del cranio a provocare la morte di Carlo Pozzi, bancario di 42 anni colpito alla testa da un ceppo, sabato, mentre tagliava la legna nel suo rustico a Vedronza in comune di Lusevera.
Lo ha stabilito l’autopsia effettuata ieri nell’obitorio dell’ospedale di Udine dal medico legale Lorenzo Desinan. Presente come consulente di parte anche la dottoressa Nicoletta Pelizzo.
A disporre l’esame autoptico è stato il pubblico ministero Paola De Franceschi aprendo un fascicolo per omicidio colposo che vede indagati Renzo Modonutto, cividalese di 76 anni, e Massimo Dolso, 37 anni di Vedronza.
La consulenza medico legale ha permesso di accertare le cause della morte. Non è stato però possibile stabilire a che distanza dal macchinario si trovasse Pozzi quando il ceppo è saltato.
Circostanza che dovrà essere chiarita lunedì, quando il sostituto procuratore titolare del fascicolo affiderà l’incarico a un tecnico per una perizia sulla trivella spaccalegna e sul trattore Lamborghini utilizzati per sezionare i ceppi. Il consulente dovrà anche stabilire se il macchinario fosse conforme agli standard di sicurezza.
A disporre gli accertamenti irripetibili è stato il pm De Franceschi che per la morte di Pozzi ha inserito nel registro degli indagati Massimo Dolso (difeso dall’avvocato Antonio Di Rito) in quanto proprietario del trattore e della trivella e Modonutto (difeso dall’avvocato Guglielmo Pelizzo), amico di lunga data di Pozzi, che aveva accettato di aiutarlo a tagliare la legna e che pure è rimasto coinvolto nell’infortunio e scaraventato a terra quando il tronco, (probabilmente a causa di un nodo della fibra legnosa incontrato dal macchinario) ha cominciato a girare ed è saltato.
Per entrambi, l’ipotesi di reato è quella di omicidio colposo per aver agito con negligenza, imprudenza, imperizia e, comunque, in violazione alle norme di buona prassi nello svolgimento dei lavori agricoli.
A Dolso, in particolare, vengono contestate le modifiche e le aggiunte alle parti costitutive del macchinario determinate dall’applicazione della trivella spaccalegna al trattore, interventi che potrebbero aver pregiudicato la sicurezza dell’attrezzo.
Quanto alla posizione di Modonutto, stando alla ricostruzione della pubblica accusa, sarebbe stato lui a collocare il tronco da tagliare sulla trivella che veniva azionata, mentre Pozzi si trovava in una posizione pericolosa, in quanto non a distanza di sicurezza.
Tutte circostanze che potranno essere chiarite con l’esame di lunedì.
«Si è trattato di una tragica fatalità – commenta l’avvocato Guglielmo Pelizzo, legale di fiducia di Modonutto –. La medesima sorte poteva toccare al mio assistito che era ancora più a ridosso della trivella, tant’è che è stato pure sbalzato a terra dal tronco. La sua condotta, tuttavia, è immune da censure di sorta anche sotto il profilo colposo, sia generico sia specifico, – aggiunge l’avvocato Pelizzo - non si ravvisa l’ipotesi prospettata dal pubblico ministero di negligenza, leggerezza o imprudenza da parte del mio assistito che ha fatto tutto il possibile per bloccare il tronco agganciato al cono rotante.
Modonutto è particolarmente scosso dalla vicenda, in quanto legato da profonda amicizia alla vittima, e ha già fornito la sua versione dei fatti ai carabinieri – sottolinea Pelizzo – ma è disponibile a chiarire nuovamente la dinamica. Ora - conclude - attendiamo gli esiti degli accertamenti».
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