Indira Fabbro denuncia: razzismo contro di me

La consigliera comunale: in un volantino sono stata accostata a Sandokan e alle battaglie per l’autonomia del Bengala

BUJA. Accostata a Sandokan, la leggendaria tigre della Malesia, e alle battaglie per l’autonomia del Bengala. Le valutazioni, spuntate su una pubblicazione distribuita fra le famiglie di Buja, sono riferite a Indira Fabbro, consigliera comunale eletta fra i componenti della “Lista per Buja” di Stefano Bergagna ed esponente del movimento “Autonomia responsabile”.

Di attacchi politici, assicura Fabbro, ne sono arrivati già diversi in passato, quando fu nominata assessore regionale alle Finanze. Né sono mancati nel corso della recente campagna elettorale fluita, è la valutazione di Fabbro, non proprio all’insegna del fair play. Ma che la legittima critica politica potesse assumere toni così aspri, con espliciti riferimenti alle sue origini, questo non se lo aspettava. A tirare in ballo la sua provenienza, non senza qualche imprecisione, è il volantino “Autonomismo bujese”, un periodico che fa capo all’associazione “Friul tal nord” e che nel numero di ottobre l’ha chiamata in causa all’interno di diversi articoli.



«Un testo che contiene termini dispregiativi e razzisti commenta una mia recente considerazione con la quale osservavo che qualcuno può trovarsi in difficoltà nel distinguere fra Autonomia bujese e Autonomia responsabile». Da qui la singolare chiosa dell’estensore dell’articolo, che ha precisato come Autonomia bujese nulla c’entra con il movimento che fa riferimento a Renzo Tondo e nemmeno con Sandokan o con le battaglie per l’autonomia del Bengala».

Parole che hanno indignato la neoeletta presidente della Commissione pari opportunità, decisa a chiedere in consiglio comunale all’opposizione, sostenuta da Autonomia bujese in campagna elettorale, di prendere posizione su quanto pubblicato.

«Premesso che le mie origini non sono del Bengala, ma del Punjab, potrei abbracciare le idee degli autonomisti Sikh, che portarono a una violenta guerra negli anni 80 in cui i miei genitori furono uccisi dagli avversari indù. Il commento è sfacciatamente riferito alle mie origini indiane e risulta una palese espressione di disprezzo nei miei confronti – osserva –. L’invito a occuparmi di questioni del Bengala esprime di per sé un sentimento di discriminazione e di odio razziale non solo nei miei confronti, ma nei riguardi dell’intera comunità bengalese. In quelle parole – conclude – ci sarebbero gli elementi per la diffamazione a mezzo stampa aggravata da motivi razziali, senza riportare i termini dispregiativi nei miei confronti in altri articoli dello stesso volantino».
 

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