Indagine Veneto banca In arrivo a Treviso un fascicolo da Verbania
Il fascicolo che arriverà nei prossimi giorni sul tavolo dei due sostituti procuratori di Treviso, i pubblici ministeri Massimo De Bortoli e Gabriella Cama, che si occupano del crac di Veneto Banca, contribuirà ad appesantire ulteriormente la loro mole di lavoro, in vista dell’udienza preliminare che si terrà il 16 maggio a Treviso quando si discuterà della richiesta di rinvio a giudizio di Vincenzo Consoli per il reato di aggiotaggio.
Sul tavolo dei sostituti De Bortoli e Cama, approderà a giorni il fascicolo che vede 41 imputati, tra dirigenti e funzionari di Veneto Banca accusati di truffa aggravata dalla procura della Repubblica di Verbania per aver venduto azioni e obbligazioni “spazzatura” dell’istituto di credito ai clienti del Verbanio Cusio Ossola e dell’Alto Novarese.
A stabilirlo è stato il giudice delle udienze preliminari del tribunale di Verbania che ha riconosciuto a Treviso la competenza territoriale sul caso. Cosa farà la procura di Treviso? Non è escluso che scremerà la lista degli imputati, archiviando la posizione dei direttori di banca e puntando ai vertici dell’istituto di credito montebellunese. I direttori di filiale, che convincevano i clienti ad investire i propri risparmi in azioni di Veneto Banca, li mettevano al corrente del rischio dell’operazione? O erano pure loro inconsapevoli del reale valore di quelle azioni? Per la procura di Treviso, le truffe si sarebbero consumate nel momento in cui il prezzo delle azioni è crollato, mentre secondo la difesa il momento è quello in cui si realizzò il profitto.
Da parte sua, l’avvocato Ermenegildo Constabile, legale di Vincenzo Consoli, è soddisfatto per la decisione del gup di Verbania di trasferire a Treviso, per competenza territoriale, la maxi inchiesta sulle truffe che vedeva l’ex amministratore delegato di Veneto Banca imputato con altre 40 persone. Per il legale queste pronunce, in tema di competenza territoriale, assumono un significato che va oltre il dato processuale. «Smentiscono», sottolinea, «l’impostazione della procura di Treviso sull’individuazione del momento consumativo del reato». —
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