Indagine sul Parini, prima condanna

Un anno al figlio dell’ex patron Mungari: accusato di un falso in atto privato per consentire l’esame a una studentessa all’Alfieri
Il suo avvocato difensore Maurizio Mazzarella ha subito preannunciato, a conclusione dell’udienza, l’intenzione di impugnare la sentenza in appello ma intanto ieri è arrivata una condanna per Michele Mungari, figlio dell’ex “patron” del Parini Pasquale (Lino) Mungari. A pronunciare la sentenza di condanna, con sospensione condizionale della pena, è stata Licia Consuelo Marino, giudice monocratico: un anno e 10 giorni, per falso in atto privato. Un’accusa legata a un’attestazione sul domicilio di una studentessa, necessaria per sostenere l’esame al liceo privato Alfieri di cui all’epoca Michele Mungari era uno dei dirigenti. La richiesta di condanna da parte del pm, Federico Baldo, era di un anno.


Il processo davanti al giudice monocratico era legato al filone d’inchiesta che ha portato lo scorso anno al rinvio a giudizio per 12 imputati (tra i quali lo stesso Michele) sul presunto “diplomificio” all’istituto Parini. Nel “processone”, che viene celebrato, davanti al tribunale in composizione collegiale (ieri si è svolta un’ulteriore udienza con nuovi testimoni della difesa sentiti dai giudici), viene contestata a vario titolo l’associazione per delinquere. Per tutti ci sono le accuse di truffa aggravata e di concorso in falso ideologico a cominciare da Pasquale (Lino) Mungari, secondo l’accusa «formalmente responsabile dell’offerta formativa», il quale ha sempre sostenuto che i diplomi erano regolari.


Nel processo arrivato a sentenza ieri c’era anche un’ex studentessa padovana ma il ruolo di promotore e ideatore, per l’accusa, era quello di Mungari. La ragazza era intenzionata nell’anno scolastico 2011-2012 a sostenere l’esame di Stato come privatista al liceo privato Alfieri, opportunità che le era preclusa in quanto residente in altra provincia. Quindi, per l’accusa, era stata indotta a dichiarare il falso e Mungari aveva predisposto e fatto sottoscrivere alla ragazza una domanda di partecipazione all’esame inoltrata all’ufficio regionale dove affermava di essere di fatto domiciliata ad Aviano, in una casa nella disponibilità di Mungari, e che la procedura di trasferimento anagrafico era in corso. Ma la richiesta di trasferimento della residenza non era mai stata formalizzata e lei non aveva mai dimorato ad Aviano. L’avvocato Mazzarella, nell’arringa, aveva sostenuto che il falso non sussiste visto che il concetto di domicilio non implica l’obbligo di dimorare nello stesso luogo. Ha ricordato inoltre che la ragazza aveva poi rinunciato a sostenere l’esame.


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