Inchiesta sui prosciutti dop: chiesto il processo per 24

Pordenone, otto sono accusati di associazione per delinquere finalizzata alla frode in commercio. Coinvolti anche 10 enti e società. L'ipotesi accusatoria è che siano stati usati suini non conformi al disciplinare

PORDENONE. La Procura di Pordenone ha firmato la richiesta di rinvio a giudizio per 24 persone fisiche e 10 imprese indagate nell’ambito della maxi-inchiesta sui falsi prosciutti dop. Nella lista ci sono anche l’Istituto nord est qualità (Ineq) e l’Istituto Parma qualità (Ipq), ovvero gli organismi di controllo che avevano il compito di vigilare sul rispetto delle prescrizioni del disciplinare.

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Spetterà ora al gip fissare la data dell’udienza preliminare. In quella sede sarà deciso il loro destino giudiziario: non luogo a procedere oppure rinvio a giudizio. Il giudice potrebbe anche distinguere fra le varie posizioni. Non è escluso nemmeno che alcuni degli indagati possano optare per i riti alternativi, come l’abbreviato.

La tesi accusatoria. La Procura di Pordenone ha indagato in tutto 103 soggetti, fra i quali figurano 25 imprese coinvolte. Nel mirino degli inquirenti sono finiti allevatori, produttori, veterinari, consulenti, i direttori generali degli istituti di controllo. Attraverso l’udienza preliminare passerà la prima tranche di indagati. Seguirà per le altre posizioni minori, invece, la citazione diretta a giudizio.

Fra le ipotesi di reato, contestate a vario titolo dall’accusa a seconda delle diverse posizioni e dei ruoli ricoperti, ci sono il concorso nella frode in commercio. C’è chi è stato accusato anche di truffa per ottenere contributi pubblici, o di falso in atto pubblico, omessa denuncia, omissione nei controlli, reati fiscali.

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L’inchiesta. Gli inquirenti hanno sentito 180 persone informate sui fatti e dieci indagati hanno dato al pm Marco Brusegan numerosi dettagli utili per l’indagine. L’inchiesta, condotta dai carabinieri del Nas di Udine e dall’Ispettorato repressione frodi è partita nell’estate 2016 grazie a una segnalazione ed è durata più di due anni, coinvolgendo la Destra Tagliamento e altre quattro province.

Sono state effettuate intercettazioni telefoniche, telematiche e ambientali, tre consulenze tecniche sulla genetica dei maiali e delle cosce sequestrate. La tesi dell’accusa è che siano stati utilizzati per la produzione dei prosciutti dop maiali di genetica non ammessa dal disciplinare o di peso superiore.

Il vincolo associativo. L’associazione a delinquere finalizzata a frode aggravata in commercio e contraffazione del marchio Dop è ipotizzata solo per 8 indagati. L’imprenditore sandanielese Stefano Fantinel (Cda di Gruppo Carni friulane), il veterinario di Campoformido Aurelio Lino Grassi, Carlo Venturini, di Gemona, procacciatore di suini, Sergio Zuccolo, di Varmo, ex consigliere nel Gruppo Carni friulane, Renzo Cinausero, di San Martino al Tagliamento (amministratore di Gruppo Carni), e Loris Pantarotto, di Morsano, ad di Gruppo Carni, i dipendenti del macello di Aviano Michele Pittis, di Codroipo ed Elena Pitton.

Le difese faranno valere in sede di udienza preliminare, tuttavia, la pronuncia della Cassazione in merito all’ordinanza di custodia cautelare, che già in sede di riesame, impostazione poi confermata dalla Suprema corte, ha annullato le misure e ritenuto insussistente l’associazione per delinquere.

Un giudicato cautelare che potrebbe avere un suo peso nella valutazione delle posizioni da parte del gip. Alcuni indagati hanno reso interrogatorio dinanzi alla polizia giudiziaria, con l’intenzione di chiarire la loro estraneità alla vicenda. Sarà indubbiamente un’udienza preliminare molto complessa. Difficile prevederne l’esito.

Gli altri indagati. Fra gli altri indagati la cui posizione sarà valutata in udienza preliminare ci sono: Nadia Di Giorgio, 50 anni, di Remanzacco (allevatrice), Elisa Borin, 33 anni, di San Pietro di Feletto (veterinaria), Carlo Del Stabile, 53 anni, di Villa Vicentina, Lucio Della Vedova, 48 anni, di San Daniele, Silvio Marcuzzo, 43 anni, di Buja (allevatore), Franco Pinardi, 62 anni, di Pordenone (veterinario), Giuseppe Presacco, 50 anni, di Rivignano Teor, Tiziano Ventoruzzo, 57 anni, di San Vito al Tagliamento (Gruppo Carni) Filippo Sbuelz, 42 anni, di Mortegliano, Franco Venturoso, 67 anni, di Majano (consulente), Giuseppe Peressini, 43 anni, di San Daniele (prosciuttificio Testa&Molinaro). Silvio Lizzi, 58 anni, di San Vito di Fagagna (allevatore).

Poi Francesco Ciani, 67 anni, di Ragogna, direttore generale dell’Ineq, Marco Sassi, 62 anni, responsabile dell’assicurazione qualità dell’Ipq e Fausto Palmia, 65 anni, direttore generale dell’Istituto parmense. Indagato anche un ufficiale di Pg dei carabinieri, Roberto Tramontini, 53 anni, di Gradisca di Sedegliano (in servizio a Gorizia): si ipotizza la rivelazione di segreti di ufficio.

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