Falsi prosciutti Dop, indagini chiuse: sotto accusa 103 persone e 25 aziende

Il fulcro dell’inchiesta ha riguardato la Destra Tagliamento e Udine: gli inquirenti, al lavoro dall’estate 2016, ipotizzano i reati di associazione a delinquere e truffa. Nei guai anche un carabiniere

PORDENONE. Chiuse le indagini preliminari sui falsi prosciutti Dop. La Procura di Pordenone ha fatto partire gli avvisi di conclusione che stanno raggiungendo in questi giorni gli indagati.

Un’inchiesta che secondo la ricostruzione accusatoria ha fatto emergere una vasta frode sulla produzione dei prosciutti: 103 gli indagati, 25 le imprese coinvolte tra cui la società titolare del macello di Aviano, due prosciuttifici, imprese di allevamento.

I NUMERI DELL'INCHIESTA SUI PROSCIUTTI:

  • 103 indagati
  • 25 imprese coinvolte
  • 270 mila prosciutti finiti sotto sequestro (pari al 10% della produzione annuale di San Daniele)
  • 27 milioni di euro è il valore dei pezzi sequestrati
  • 100 mila euro è l'ammontare delle sanzioni già inflitte agli organismi di controllo
  • 13 indagati stralciati alle Procure di Udine, Gorizia, Treviso e Verona

Il fulcro dell’inchiesta ha riguardato la Destra Tagliamento e Udine. Stralciate per competenza territoriale alle Procure del capoluogo friulano e anche di Gorizia, Treviso e Verona le posizioni di 13 indagati (un commerciante e 12 allevatori), oltre che di 3 allevamenti.

L’inchiesta è parallela a quella condotta dalla Procura di Torino: stessi reati, ma a proposito della Dop del prosciutto di Parma.

Un lavoro investigativo cominciato nell’estate 2016 con il coordinamento del sostituto procuratore Marco Brusegan e condotto dai carabinieri del Nas e dall’Icqrf (Ispettorato centrale repressione frodi) di Udine con l’ausilio di intercettazioni telefoniche, telematiche e ambientali, analisi di campioni di prosciutti e di sangue.

Sentite 180 persone informate sui fatti e risulta che 10 indagati abbiano reso al pm informazioni utili a sostenere la ricostruzione accusatoria, comprese ammissioni ritenute vere e proprie confessioni.

Secondo la Procura è dimostrato che sono stati messi sul mercato prosciutti Dop San Daniele ricavati da suini allevati e macellati senza rispettare quanto previsto dal disciplinare di produzione e che dunque non avrebbero potuto fregiarsi della denominazione protetta.

I suini erano di genetica non ammessa dal disciplinare (Duroc danese) alimentati con scarti della produzione industriale di pane, pasta, pizza e dolciumi, portati al macello prima dell’età minima prevista. In molti casi il peso medio vivo, per partita, era superiore al massimo consentito. Eccessivo anche l’indice di massa magra.

La magistratura continua a sostenere l’ipotesi dell’associazione a delinquere finalizzata alla frode aggravata in commercio e alla contraffazione del marchio Dop per gli 8 indagati che nel luglio 2017 erano finiti ai domiciliari. Riesame e Cassazione non avevano ritenuto provata l’associazione, ma per la Procura sono stati raccolti successivamente elementi (comprese intercettazioni) in grado di dimostrare il vincolo associativo.

Sono l’imprenditore sandanielese Stefano Fantinel, indagato nella veste di componente del Cda di Gruppo Carni friulane (dal quale si era già dimesso), il veterinario di Campoformido Aurelio Lino Grassi, Carlo Venturini, gemonese procacciatore di suini, Sergio Zuccolo, di Varmo, ex consigliere nel Gruppo Carni friulane, Renzo Cinausero, di San Martino al Tagliamento, e Loris Pantarotto, di Morsano, ad di Gruppo carni friulane, i dipendenti del macello di Aviano Michele Pittis, di Codroipo ed Elena Pitton.

Ci sono poi le accusa di truffa per ottenere un contributo dal piano di sviluppo rurale europeo di 400 mila euro e di tentata truffa per un ulteriore contributo di 520 mila. A carico degli oltre cento indagati sono ipotizzati a vario titolo anche altri reati: dal falso in atto pubblico all’omessa denuncia.

E qui si apre il capitolo sui controllori. Indagati quattro veterinari dipendenti del servizio sanitario regionale: uno per concorso nella frode, uno per aver falsamente attestato durante un controllo in un allevamento che non erano state rilevate infrazioni, due per aver rivelato notizie riservate sulle indagini (stavano per essere eseguiti controlli negli allevamenti).

Indagati due ispettori del consorzio di tutela per omessa denuncia della frode su una partita in cui la data di inizio stagionatura era alterata. Indagato anche un ufficiale di Pg dei carabinieri (non in servizio a Pordenone) accusato di aver rivelato ad alcuni degli indagati notizie riservate sull’attività investigativa.




 

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