In via Aquileia da settant’anni: ora l’Antica drogheria chiude

UDINE. Settant’anni di storia spazzati via “dalla spietata concorrenza” dei centri commerciali e dal rincaro degli affitti. Chiude l’Antica drogheria di via Aquileia, la più datata nel suo genere in città, insignita anche della targa d’oro come locale storico. «E’ impossibile andare avanti – spiega il titolare Sargis Markosiu – Le multinazionali stanno eliminando i piccoli produttori e chi, come me, vorrebbe portare avanti le tradizioni e il made in Italy».
Aperto nel dopoguerra dalla famiglia Ursig e gestito per 23 anni da Rino Tosolini, l’esercizio era stato rilevato nel 2011 dal trentaduenne di origine armena. «Dal 2000 ho sempre abitato in via Aquileia – dice Markosiu – e quando ho saputo che l’esercizio stava per chiudere ho deciso di farmi avanti. Mi dispiaceva perdere un simbolo del quartiere».
Markosiu si è così licenziato da direttore di un piccolo centro commerciale per buttarsi a capofitto in questa nuova avventura. «Volevo portare avanti – sottolinea – una battaglia contro i centri commerciali e far capire alla gente quanto è importante acquistare da un piccolo fornitore. Volevo cambiare la mentalità dei giovani. Finchè ho potuto, ho cercato di resistere».
A quattro anni di distanza, però, il tentativo è fallito. A un chilometro di distanza in poco tempo sono sorti cinque centri della grande distribuzione e per l’Antica drogheria è stato il colpo di grazia anche in termini di fatturato «quest’anno è notevolmente calato – dice Markosiu – Quelle multinazionali mi hanno rovinato». A ciò si è aggiunto il caro – affitti.
«Sono subentrato con un contratto già esistente. Anziché abbassare l’asticella in tempi di crisi, - rivela il giovane armeno - la proprietaria delle mura mi ha alzato di anno in anno il canone, portandolo da 1.058 a 1.149 euro. Ho ristrutturato i locali mettendo a norma l’impianto elettrico, compito che non spettava a me, ma non c’è stato verso per chiedere uno sconto».
Preso dallo sconforto, Markosiu getta la spugna. Nell’Antica drogheria si trova di tutto: dai semplici chiodi, alle spezie più ricercate, fino alle tisane. «Sono articoli particolari. Mi sono sempre rifornito da piccoli produttori – spiega – ma anche quelli sono diminuiti in questi 4 anni, soffocati dalla concorrenza dei grandi, il cui unico scopo è il guadagno». Il 30 agosto verranno abbassate le serrande della bottega.
«Difficilmente riaprirà – dice - perché il locale non è a norma. Non c’è il riscaldamento e d’inverno si muore di freddo». Il trentaduenne armeno ha deciso, invece, di trasferirsi in Russia per aprire un’attività di import-export. «Ai giovani – questo il suo consiglio - dico di andare nelle piccole boutique, dai contadini, da chi porta avanti il made in Italy e ha cura e amore delle cose. Altrimenti diventeremo schiavi della globalizzazione».
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