In un libro la storia del collegio e i sogni del conte Francesco

Udine è cresciuta nel tempo grazie alla generosità disinteressata di tanti personaggi poi inghiottiti nel silenzio e nell’indifferenza. Uno di essi è il conte Francesco di Toppo, archeologo, letterato, direttore del liceo classico, del Monte di Pietà, della Cassa di risparmio e addirittura degli scavi di Aquileia, oltre che per sei anni sindaco della città. Eppure, nonostante tutti questi impegni, amava i piaceri della vita sociale e mondana, tanto che gli udinesi più giovani gli avevano dedicato una simpatica ballata.
Nato nel 1797 (quando Napoleone spuntò dalle nostre parti) morì a 86 anni facendo un regalo enorme ai suoi concittadini e i frutti di tale elargizione sono arrivati fino a noi. Il suo legato testamentario, comprensivo dalla consistente eredità della moglie, la nobile Antonietta Wassermann, venne infatti assegnato al Comune e alla Provincia con l’impegno che fosse fondato un istituto di istruzione e di educazione maschile. In un primo momento si pensò di costruirlo ex novo sul piazzale del castello, ma poi più intelligentemente si decise di acquistare in via Gemona il palazzo che era stato oggetto di un altro lascito, quello della famiglia Garzolini-Polcenigo a favore della Casa di carità dell’orfanotrofio Renati di via Tomadini (e qui occorre ripetersi perché anche Filippo Renati fu un grande benefattore della sua Udine).
Il collegio sorse nel 1900 e rappresentò un fatto decisivo in quanto, a parte il seminario, era l’unica possibilità di emancipazione culturale per i ragazzi della Carnia, del Tarvisiano e in genere del contado. In poco tempo, dopo l’interruzione della Grande Guerra quando la sede venne trasformata in ospedale, gli allievi arrivarono a 200, cominciando una storia che è stata segnata fino agli anni Ottanta da tanti personaggi e in particolare dal carisma dei rettori, i responsabili dell’istituto, tra i quali spicca Ottavio Valerio, l’anima più appassionata dell’ente Friuli nel mondo, il mitico professore che nella vicina trattoria Alla Colonna si incontrava con gli emigranti.
Piccole grandi vicende di una storia adesso finalmente narrata in un libro dov’è condensato l’esito di una ricerca lunga e accurata, svolta da Elpidio Ellero e Paolo Strazzolini. Il volume, dal titolo “Istituto di Toppo Wassermann. Un progetto per il Friuli. Il sogno di Francesco e Antonietta fra utopia e realtà” (Aviani&Aviani editori), sarà presentato domani, sabato 28, durante un festoso incontro nel palazzo Garzolini di via Gemona 92 che apre una serie di eventi itineranti. Il programma prevede dalle 9 alle 10.30 la visita alla sede a cura degli studenti della Scuola superiore dell’università (che da alcuni anni, dopo il lungo restauro, è ospitata nel bellissimo complesso di edifici). La cerimonia, coordinata dal giornalista Piero Villotta, include poi l’intervento dei cori e l’illustrazione del libro cui seguirà la partenza del gruppo K2 tweed bike vintage, il quale raggiungerà le altre località legate al di Toppo Wassermann dove pure sarà presentato il libro (l’11 giugno a Buttrio, il 25 giugno a Gradisca d’Isonzo, il 10 settembre a Travesio).
Il volume di Ellero e Strazzolini, nello spiegare come si è arrivati dal collegio alla attuale destinazione universitaria, tratteggia le biografie dei due conti, Francesco e Antonietta, soffermandosi sui curiosi passaggi legati alla proprietà del palazzo finendo con le testimonianze degli ex allievi. Tra i più famosi ci furono il geologo Ardito Desio (che guidò la spedizione sul K2), il pugile Primo Carnera, il presidente dell’Udinese anni Cinquanta, Dino Bruseschi, lo scrittore Carlo Sgorlon e il poeta di Maranzanis, Leonardo Zanier, a conferma del fatto che quasi metà dei ragazzi veniva dalla Carnia. È una storia di civiltà e istruzione, da diffondere per rendere merito a Francesco di Toppo, l’originale, colto, moderno personaggio che amava Udine con spirito non provinciale, ma autenticamente europeo.
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