In un film la storia di Palmino

Il partigiano di Moruzzo morì a Dachau La sua vita raccontata dal nipote

La visita alla mostra “Ciao Italia” al Museo della storia e dell’emigrazione di Parigi. E la scoperta che c’era un partigiano friulano originario di Moruzzo tra i “morti per la Francia”. A farla è stato Giuliano Prandini, ex insegnante di liceo. Rimane così colpito da questa storia che decide di approfondirla leggendo il libro “Guido” pubblicato dal nipote, Guy Scarpetta che nel 2016, due anni dopo la pubblicazione del volume, realizza e presenta il film “Les Resistants du Train Fantôme”. «Guy Scarpetta – racconta Prandini – non aveva mai incontrato il nonno essendo nato un anno dopo la sua morte. Nel 2008 negli archivi del campo di Vernet trova il suo dossier». È l’inizio della storia.

«Guido Palmino – continua l’ex insegnante – come riporta il libro nasce a Moruzzo, nel 1889, partecipa alla Prima Guerra Mondiale, quella carneficina voluta da banchieri e industriali di tutti i paesi. Lascia la scuola a dodici anni e diventa muratore. Ha con sé La Divina Commedia, ne recita i canti a memoria. Le condizioni di vita in Friuli sono intollerabili, alla miseria si aggiungono le persecuzioni fasciste. Come tanti friulani parte con la moglie per la Francia». Di poche parole, si dedica solo al lavoro e non transige sul fatto che deve essere “ben fatto”. «Gli immigrati per essere rispettati devono essere migliori degli altri. Dà ai figli nomi francesi, a casa si parla il francese, si leggono giornali francesi, partecipa alla vita politica, prende la tessera del partito comunista» continua l’insegnante. «La Francia è sconfitta, vengono formate le prime formazioni partigiane. Angelina, la moglie, aiuterà bambini ebrei, i figli parteciperanno attivamente alla Resistenza. Luigi Longo, il futuro segretario del Pci, consiglia Guido di continuare la sua attività, servirà da copertura. D’accordo con il figlio Nono nasconde in casa documenti illegali». Sarà arrestato il 17 dicembre 1942, deportato a Dachau e non farà più ritorno a casa.

Palmino trascorre quindici mesi di detenzione preventiva a Châteauroux e poi viene inviato il 30 aprile 1944 al campo di Vernet, nell’ Ariège, destinato agli stranieri sovversivi. Il 9 giugno irrompono i militari tedeschi. «I detenuti vengono fatti salire su un treno bestiame, sessanta per vagone, che il caldo d’estate ha trasformato in una fornace, soffrono la fame, la sete, sono schiacciati gli uni contro gli altri. Le linee della ferrovia e i ponti distrutti, gli attacchi aerei, le forze alleate che stanno liberando la Francia faranno impiegare al treno due mesi per arrivare a destinazione» racconterà il nipote. La detenzione di Guido a Dachau, spiega Prandini, «è un buco nero, il nipote immagina l’arrivo il 28 agosto 1944, l’odore di carne bruciata, la baracca con duecento detenuti costretti a dormire in giacigli disposti su tre piani. Gli viene dato un numero di matricola e il triangolo rosso, quello dei politici». Guido non sopravviverà.

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