In un film i friulani della Transiberiana

BUJA. L’epopea degli emigranti friulani che tra fine ’800 e inizio ’900 partirono per la Siberia dove contribuirono a realizzare la ferrovia Transiberiana diventerà un film. Le riprese, con la firma della cineasta e documentarista francese Christiane Rorato, sono iniziate a Buja e più precisamente a Ursinins Piccolo, prendendo spunto dal manoscritto ritrovato dopo il terremoto nella casa della famiglia di Celso Gallina e scritto da Luigi Giordani (1857-1921), uno dei tanti scultori, scalpellini e muratori friulani che in quelle epoche lontane presero la via del Bajkal, nella Siberia meridionale, in cerca di lavoro: di quel misterioso bujese si sa solo che sul principio del ventesimo secolo si trovava in una baracca con altri 13 colleghi di cantiere a Missaavaja, nel lontano e freddo Est asiatico, ma alla regista Rorato ha dato ugualmente lo spunto per la sceneggiatura di un film che vede tra i protagonisti anche Romano Rodaro, figlio di emigranti friulani nato in Francia e che negli ultimi decenni ha seguito la storia dei friulani di Siberia, proprio partendo da quel manoscritto ritrovato a Ursinins.
«Incontrai il signor Romano - ci ha raccontato in proposito Egidio Tessaro, referente della rivista “Buje Pôre Nuje” - nel 1986 dopo che, ricevuto il manoscritto dalla famiglia Gallina, ne scrissi in proposito sul bollettino parrocchiale e in seguito su “La Vita Cattolica”: negli anni successivi, Romano fece diverse ricerche e viaggi in Siberia».
Christiane Rorato (già autrice nel 2003 de” I guerrieri nella notte”, ripreso dai “Benandanti” di Ginzburg e nel 2011 di “La rugiada nel tempo, i cantori di Cercivento”) ha fatto le sue prime riprese a Ursinins Piccolo grazie alla collaborazione del Comune di Buja, che ha pure fatto bloccare le strade e si interesserà dell’opera, nei luoghi in cui era situata la casa di Luigi Giordani, figlio di Vincenzo Giordani detto “El Mago Bide” (1820-1892), che realizzò l’ancona della borgata.
Nel film la Rorato interpreta la contessa Pierina di Brazzà Savorgnan Cergneu (1846-1936), discendente di una nobile famiglia friulana di Gorizia vissuta tra l’Austria e il Friuli, la quale a 50 anni decise di seguire il marito proprio in Siberia, dove nel tempo si fece conoscere come “la madre degli italiani”, poiché aiutava gli operai a compilare i documenti e a spedire le loro lettere alle famiglie. Nel film, il destino della duchessa segue un percorso parallelo a quello di Luigi Giordani, che a un certo punto prese una nave per tornare in Friuli, ma solo lei ci ritornerà, a finire i suoi giorni in quel di Nimis.
«In Francia, dove vivo - ci ha spiegato la regista Christiane Rorato, anche lei figlia di emigranti friulani, di Rivignano - ho conosciuto Romano Rodaro, che mi ha messo al corrente delle sue ricerche e, oltre ad aiutarmi nel reperire i documenti, mi ha anche accompagnato in Siberia, dove abbiamo già fatto alcune riprese».
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