In tribunale con la febbre una cittadina bloccata e invitata a farsi visitare

Luana de Francisco
Lei non lo sapeva, ma era uscita di casa con la febbre. E di questi tempi anche poche linee sopra il normale creano inquietudine. Si è presentata in tribunale per recarsi alla sezione della volontaria giurisdizione, ma all’ingresso il personale addetto ai controlli, ora dotato anche di termo scanner, ha dovuto bloccarla: con 37,7 gradi - tanto segnava lo strumento di misurazione - non avrebbe potuto proseguire. Anzi, a voler essere fiscali, avrebbe dovuto contattare subito il proprio medico. Ed è questo che le è stato consigliato, congedandola.
L’episodio si è verificato attorno alle 11 ed è il primo del genere registrato al palazzo di giustizia di largo Ospedale vecchio, da quando l’emergenza sanitaria è cominciata. Ad accorgersi delle condizioni della donna, una giovane mamma residente a Udine, sono state le due guardie giurate della Vedetta 2 Mondialpol e il sottufficiale dell’Esercito e volontario della Croce Rossa che, come da prassi, varcato il portone, l’hanno sottoposta a tutti i controlli del caso. Non appena accertata la presenza di qualche linea di febbre, è stata contattata la rappresentante dei lavoratori per la sicurezza, Eleonora Vincenti, e si è dato corso al protocollo, invitando l’utente a rivolgersi al medico e mettendole anche a disposizione una mascherina e un paio di guanti di cui era sprovvista. E lei, forse ancora più sorpresa di loro, se n’è andata. Mentre la zona in cui aveva sostato è stata disinfettata da cima a fondo.
«In questo modo, abbiamo evitato qualsiasi rischio di contagio, pur se remoto», ha commentato il presidente del tribunale, Paolo Corder, a sua volta tempestivamente informato dell’episodio. Ma se la macchina dei contriolli ha funzionato, non altrettanto può dirsi di quella della prevenzione. E il primo a rilevarlo è proprio lui. «Siamo ancora sprovvisti di mascherine e anche i guanti scarseggiano – dice Corder con non poco disappunto –. Li sollecitiamo da settimane, ma purtroppo, non disponendo di un’autonomia di spesa, dobbiamo attendere che sia il ministero a reperirli e distribuirli. Ora, qualcosa dovrebbe arrivarci grazie alla Croce rossa, che ci ha dato già 400 paia di guanti monouso e che si occupa anche del termo scanner. Ma parliamo di numeri elevati: tra personale amministrativo e magistrati siamo circa 200 e se anche le mascherine disponibili saranno monouso, temo che serviranno a ben poco».
Intanto, sembrano ormai destinati ad allungarsi i tempi del blocco dell’attività giudiziaria. La “fase 1”, in scadenza il 15 aprile, dovrebbe essere prorogata fino all’11 maggio. Il che significa che a essere celebrate a distanza – tramite collegamento telematico da remoto, o, in alcuni casi del civile, nella sola forma scritta – continueranno a essere le sole udienze urgenti e non differibili. —
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