In provincia di Udine e Pordenone rilevata la variante inglese nel 100% dei casi: che cosa sappiamo della diffusione nei dati regionali

UDINE. È confermato: il Friuli Venezia Giulia resta in zona rossa fino al 6 aprile. Ieri il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha firmato l’ordinanza e ha prorogato le misure più restrittive fino a martedì prossimo compreso. Il 6 aprile è anche il giorno in cui scade il Dpcm e in cui le regole potrebbero cambiare per tutti. L’auspicio è che anche a seguito della zona rossa pasquale la curva del contagio scenda anche nella nostra regione.
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Intanto l’attività di sequenziamento del virus conferma che la variante inglese è ormai prevalente, è stata riscontrata nell’89 per cento dei tamponi sequenziati nell’ultima settimana. «Emerge anche la non circolazione delle altre due mutazioni, quella sudafricana e quella brasiliana» fa sapere il vicegovernatore con delega alla Salute, Riccardo Riccardi, citando i risultati delle analisi effettuate dal laboratorio di virologia dell'Azienda sanitaria universitaria Giuliano Isontina in collaborazione con il Centro di genomica e di epigenomica di Area Science Park di Trieste. Soprattutto la variante sudafricana è abbastanza resistente al vaccino. Un po’ meno quella brasiliana.
Scendendo nel dettaglio della diffusione delle varianti, Riccardi ricorda che nei tamponi fatti ai pazienti residenti nel Pordenonese e in provincia di Udine, la mutazione del Sars-CoV2 è stata riscontrata nel 100 per cento delle positività. Seguono Gorizia con la variante inglese presente al 90 per cento dei casi analizzati e Trieste che si ferma al 62 per cento.
«A Pordenone – continua Riccardi –, nonostante la minore incidenza, si rileva un altissimo livello di diffusione stimato della variante inglese che risulta essere più contagiosa del 30 per cento del virus originario». Lo studio è stato condotto su 55 tamponi estratti casualmente, il 18 marzo, dai campioni positivi con carica virale elevata, stratificando per territorio sulla base proporzionale dei contagi. L’attività rientra nel monitoraggio avviato dall’Istituto superiore di sanità in Italia.
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