In pensione l’ispettore Visentini

L’ispettore capo Luca Visentini, classe 1964, medaglia d’oro al merito di servizio, è andato in pensione dopo anni di lavoro non solo alla Squadra mobile di Udine, ma anche, per esempio, a Palermo, ai tempi in cui bisognava garantire la scorta al giudice Giovanni Falcone e alla sua famiglia. Ha salutato i colleghi della questura friulana un po’ prima di quanto aveva immaginato, per motivi di salute. Ma lo ha fatto con il suo sorriso di sempre. Perché si può anche andare in pensione, ma si rimane sempre e comunque poliziotti nel cuore. E per Luca Visentini è così, come si capisce dal tono orgoglioso con cui racconta il suo cammino nella polizia di Stato, cominciato nel 1983 con il corso per agenti ausiliari alla Scuola di Trieste e proseguito ad Alessandria.
Il suo primo incarico fu a Venezia, assegnato alla Squadra volante e alla Mobile – ai tempi unite – quando erano dirette da Arnaldo La Barbera e Luigi Savina, attuale vice capo vicario della polizia. Di quel periodo, l’ispettore Visentini ricorda in particolare il faticoso arresto di un uomo che aveva ucciso con un’accetta la fidanzata, in un’epoca in cui ancora non si parlava di femminicidio. Nella mente è rimasto anche il 1987, un anno difficile, tra la scorta e Falcone, la vigilanza ai giudici impegnati nel maxi processo di mafia e poi l’impegno a Mestre per bloccare un rapinatore di banca. Quell’inseguimento finì con una colluttazione (Visentini finì all'ospedale) e con l’arresto del malvivente e il recupero della borsetta sottratta a un’anziana. E ancora: i ricordi saltano dalla “Guerra degli allevatori”, a Mestre, a quella volta in cui dovette buttarsi in un canale per sottrarre alla morte una donna. In quegli anni in Veneto spadroneggiava l’organizzazione criminale guidata del temuto Felice Maniero. Negli anni 90, passato nel frattempo alla questura udinese, Visentini si è impegnato nella lotta al traffico di droga che gli valse, in occasione di un’operazione del ’94, una lode del Capo della polizia. Negli anni Duemila Visentini fu responsabile dell’area Affari generali della Squadra mobile udinese, a fianco del dirigente Ezio Gaetano. «Fu nel 2007 – ricorda – che, dopo un omicidio avvenuto in viale Trieste, segnalai ai colleghi il furto di una pistola che poi si rivelò l’arma del delitto e fece risolvere il caso».
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