In pensione dopo quarant’anni d’insegnamento «Ricordo ancora l’emozione del primo giorno»

IL PERSONAGGIO
GIULIA SACCHI
Quarant’anni di insegnamento, di cui 36 alla media Marconi di Maniago, nella quale ha ricoperto il ruolo di vicepreside, incarico oggi in mano a un suo ex alunno. Quarant’anni in cui la sua vita si è intrecciata in primis con quella dei “suoi” ragazzi. È una carriera lunga e ricca quella della docente di lettere Anna Olivetto: ora il traguardo della pensione, ma il suo non è un addio a quel mondo cui ha dato il cuore.
Una carriera lunga: da dove parte per raccontarla?
«Ho cominciato con supplenze brevi durante l’università. Quindi due anni tra Montereale Valcellina e Travesio. Nel 1983 la vittoria del concorso ordinario e l’ingresso in ruolo alle medie di Maniago, dove sono rimasta sino a oggi. Oltre 40 anni di insegnamento».
Non soltanto docente, ma anche vicepreside.
«A Maniago ho ricoperto per nove anni il ruolo di braccio destro del dirigente. Ho fatto parte di commissioni di valutazione degli insegnanti neoassunti e per vent’anni sono stata responsabile della biblioteca scolastica, uno dei servizi qualificanti dell’istituto».
Tanti anni, tanti ricordi: qual è il più bello?
«L’emozione del primo ingresso in classe alle allora medie di Vajont, quando ero appena un po’ più grande degli studenti. Quindi, nel 2009, la partecipazione alla cerimonia di inizio dell’anno scolastico al Quirinale con alcuni ragazzi, ma anche la collaborazione coi soldati dell’Ariete per aiutare i bambini di Sarajevo nel 1998. Porto nel cuore alunni con cui il rapporto è stato più forte e che non posso dimenticare».
Fondamentale è anche il lavoro di squadra coi colleghi: quale la sua esperienza?
«Ho trovato sempre dirigenti e colleghi preparati con cui ho lavorato in un clima di collaborazione continua. Prezioso l’aiuto del personale di servizio e di segreteria».
La scuola è cambiata: in 40 anni ha vissuto in prima persona il mutamento.
«La scuola è cambiata perché è cambiato il mondo. Per quanto mi riguarda, parliamo di quarant’anni di vita: si è passati dalle conoscenze alle competenze, dal sapere al saper fare».
Il ruolo del docente è sempre più delicato.
«Vedo purtroppo oggi meno valorizzato e rispettato il ruolo dell’insegnante, che invece resta un punto di riferimento assoluto per gli alunni».
Come si sente oggi che deve salutare la “sua” scuola?
«C’è una vena di malinconia, ma mi sento fortunata perché ho svolto un lavoro che mi ha dato soddisfazioni sul piano professionale e umano. Veder crescere nei ragazzi l’autonomia, la capacità operativa e la consapevolezza personale, aiutandoli in una fase particolarmente delicata, qual è l’adolescenza, è assai gratificante per chi insegna con passione».
Quanti alunni ha avuto?
«Direi più di un migliaio. Molti sono diventati insegnanti a loro volta: è come avere passato il testimone a chi può continuare questo lavoro meraviglioso».
Un suo allievo è diventato vicepreside alla Marconi, dove lei ha rivestito questo ruolo.
«Sì. Pietro Rosa, mio alunno nel 1985, ora è il mio vicepreside».
Parliamo della nuova vita da pensionata: cosa farà?
«Non mi mancano le cose da fare. L’attività amministrativa (è assessore della giunta di Maniago, ndr) impegna molto, tra biblioteca, teatro, museo e associazioni. Continuerò a seguire la scuola nel ruolo di assessore e, se mi sarà data l’opportunità, vorrei ancora collaborare coi ragazzi in qualche progetto specifico. E poi ho un bel nipotino cui raccontare qualche fiaba». —
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto