«In mare 700 morti» Ed è strage di bambini

ROMA. Dei 45 corpi allineati dentro l’enorme container frigorifero sistemato nel porto di Reggio Calabria tre sono di bambini. Neonati e bimbi in tenera età, che avevano dai sei mesi ai due anni, recuperati senza più vita in mare con i cadaveri di 36 donne e 6 uomini dalla nave militare “Vega”, vittime dell’ennesimo naufragio avvenuto al largo della Libia. Le salme sono state sbarcate ieri mattina assieme ai 629 superstiti provenienti da Pakistan, Libia, Senegal, Eritrea, Nigeria, Siria, Marocco, Somalia: di questi, 155 si trovavano a bordo del barcone che si è rovesciato al largo della Libia. Forse, racconta il tenente di vascello Raffaele Martino, a causa di una falla nello scafo.
La contabilità dei morti rende ancora più drammatica l’esplosione della nuova emergenza migranti nel Canale di Sicilia: secondo l’Alto commissariato Onu per i rifugiati sono almeno 700 le vittime di tre naufragi avvenuti nel Mediterraneo negli ultimi giorni, e 40 erano bambini. Un centinaio di persone manca all’appello dopo il naufragio di una prima barca, mercoledì. A questi si aggiungono circa 500 profughi dispersi giovedì: si trovavano su una barca senza motore che si è capovolta con 670 passeggeri a bordo.
Di questi, 25 sono riusciti a raggiungere l’imbarcazione che li trainava, 79 sono stati soccorsi, mentre solo 15 cadaveri sono stati recuperati. Degli altri non c’è più alcuna traccia. A questo bilancio vanno aggiunte le 45 vittime recuperate venerdì dopo un terzo naufragio. Per Medici senza frontiere la strage è ancora più spaventosa: «Circa 900 persone potrebbero essere morte nel Mediterraneo centrale solo nell’ultima settimana» scrive l’organizzazione su Twitter, lanciando un appello all’Europa: «Questo è insostenibile».
L’Unicef, con il portavoce Andrea Iacomini, chiede di mettere fine al «genocidio di bambini» che «dopo l’Egeo tocca il Mediterraneo».
Nei racconti dei superstiti alla tragedia di giovedì c’è l’orrore: «C’erano almeno 40 bambini in acqua, in mezzo a centinaia di persone, e nessuno si è salvato. Il capitano li ha abbandonati, lasciandoli annegare uno dopo l’altro». L’imbarcazione era partita da Sabratha, in Libia, nella notte tra il 25 e il 26 maggio, trainata da una seconda barca a motore. Su ognuno dei due natanti c’erano più di 500 persone: in coperta chi aveva pagato di più, nella stiva, stipati come sardine, i più poveri, senza aria e né speranza di salvezza in caso di naufragio. Dopo otto ore, ricostruiscono i testimoni, il peschereccio trainato comincia a imbarcare acqua, i passeggeri cercano di svuotarlo con piccole taniche e con le mani. Dura un’ora e mezza il tentativo disperato, poi il capitano - identificato dalla Mobile di Ragusa in Adam Sarik, sudanese di 29 anni - ordina di tagliare la fune. Chi si trova nella stiva cola a picco. Chi è in coperta si getta in acqua, cercando scampo. Una ottantina vengono salvati da una nave spagnola. Altri, pochi, riescono a salire sull’altro peschereccio. Ma quaranta bambini scompaiono tra i flutti.
La rotta del Mediterraneo, la più pericolosa, ricomincia così a inghiottire vite. L’inviato speciale dell’Onu in Libia, Martin Kobler, tuttavia, non crede che ci sarà una nuova ondata migratoria dalla Libia: «Le cifre sono in calo - afferma - L’anno scorso sono arrivati in Italia 47mila migranti, quest’anno un terzo di meno. I dati del Viminale confermano il calo, ma meno vistoso, del flusso libico: da gennaio sono 32.591 contro i 37.819 del 2015, ma nello stesso periodo si sono più che raddoppiate le partenze dall’Egitto: 4.414 quest’anno contro i 1.854 dell’anno scorso. Mentre in totale sono più di 41mila i migranti arrivati quest’anno, una cifra pressoché identica a quella del 2015: 41.485 persone.
Il rischio è l’esplosione delle strutture di accoglienza, che oggi ospitano 116mila adulti e 15mila minori, e che non potrebbero reggere al ritmo attuale degli arrivi.
Ieri altre 382 persone sono sbarcate a Messina, mentre oggi a Pozzallo approderà la nave “Dattilo” con 321 persone a bordo, e a Corigliano Calabro arriverà la “Dignity I” di Msf che trasporta oltre 400 persone. «Stiamo affrontando in queste ore una emergenza senza precedenti di cui ci siamo fatti carico perché ci troviamo di fronte ad una vera e propria tragedia umana rispetto alla quale non si può rimanere impassibili» ha detto il presidente della Regione Calabria Mario Oliverio.
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