In Fvg un migliaio i posti di lavoro a rischio: è il conto delle nuove crisi aziendali

Un migliaio in Friuli Venezia Giulia i lavoratori, operai e impiegati, che rischiano di perdere il posto di lavoro perchè le aziende che li hanno a libro paga sono entrate, negli ultimi mesi o addirittura settimane, in uno stato di crisi. Altri 2.500 in regione gli addetti che attualmente godono di cassa integrazione, solidarietà e ammortizzatori vari, ma che entro il 2019 vedranno estinguersi il supporto al reddito e potrebbero piombare in uno stato di grave incertezza economica.
Tra i punti di maggiore sofferenza ci sono l’area giuliana e triestina, ma anche la subfornitura del mobile nel Pordenonese, senza contare il caso Kipre (i marchi del prosciutto Principe e King’s tra San Dorligo della Valle e San Daniele) che va verso il concordato in bianco causa debiti milionari. A Udine i sindacati stanno monitorando il caso Snaidero, il cui piano industriale è al vaglio delle rappresentanze di fabbrica e dei delegati di Cgil, Cisl e Uil.
Udine
«In diversi settori siamo in presenza di una dinamica occupazionale positiva - spiega il segretario provinciale Cgil Natalino Giacomini - . Mi riferisco in particolare al comparto siderurgico e della meccanica, in special modo per le aziende più votate all’export, anche se negli ultimi mesi si sono manifestati segnali di frenata degli ordini e destano preoccupazioni possibili spinte alla delocalizzazione, come ha dimostrato la recente vicenda della Dm Elektron. La stessa edilizia evidenzia i primi segnali di una lieve ripresa in termini di occupati e ore lavorate, anche se partiamo da numeri dimezzati rispetto al 2008, per cui è difficile parlare di crisi superata: un ruolo decisivo per il rilancio del settore, oltre alle grandi opere, lo giocheranno anche gli appalti dei Comuni e gli interventi di messa in sicurezza del territorio, fondamentali in particolare nell’area montana.
Per quanto concerne il legno-arredo, le maggiori preoccupazioni riguardano il Manzanese e il futuro della storica Snaidero, che ha affidato il suo rilancio a un piano industriale accompagnato dalla dichiarazione di 100 esuberi». Le crisi aperte in provincia di Udine sono rappresentate da gruppo Kipre (San Daniele, agroalimentare), Larice carni (Amaro, agroalimentare), Officine riunite udinesi (Udine, meccanica), Confezioni Daniela (Pantianicco, tessile). Tra i distretti qualche timore per il triangolo della sedia del Manzanese.
Pordenone
«La ripresa riguarda in particolare le aziende di medie dimensione che si rivolgono direttamente al mercato. Più problemi invece per chi lavora nella subfornitura, anche se continua il buon momento di Friulintagli, uno tra i maggiori contoterzisti di Ikea - spiega il referente provinciale Flavio Vallan - . Si tratta di una dinamica positiva che non basta a recuperare il terreno perduto in termini di occupazione, anche per il forte ricorso a contratti a termine e al lavoro interinale, e che non riguarda tutti i settori: la situazione di alcuni comparti chiave dell’economia provinciale come il mobile e la componentistica, già oggetto di pesanti ristrutturazioni ed esposti a un forte rischio di delocalizzazione, resta precaria, testimoniata anche dall’incremento del ricorso alla cassa integrazione a livello provinciale. Accanto a situazioni già esplose come quelle della Presotto nel legno arredo o della Lavinox, quindi, non si può escludere l’apertura di nuovi fronti di crisi, in due settori dove cresce il peso della subfornitura e cala il numero di aziende presenti sul mercato con il proprio marchio.
Tra i nodi da sciogliere anche il nuovo piano di investimenti di Electrolux, che tra l’altro deve ancora smaltire un’ottantina di esuberi sul territorio provinciale». Le crisi aperte riguardano Nidec (Pordenone, meccanica e componentistica), Lavinox, gruppo Sassoli (Villotta di Chions, meccanica e componentistica), Presotto (Brugnera, legno-arredo). Tra i distretti particolare attenzione al mobile.
Trieste e Gorizia
«La liquidazione della Giuliana Bunkeraggi e il concordato della Principe hanno fatto chiudere sotto una luce profondamente negativa un anno che sembrava essere caratterizzato, finalmente, da una dinamica di ripresa dell’occupazione - dice il segretario provinciale Michele Piga - . A destare sconcerto è il fatto che questi due nuovi fronti di crisi coinvolgono due settori, la logistica portuale e l’agroalimentare, che potrebbero e dovrebbero giocare un ruolo chiave per le prospettive rilancio economico e occupazionale di Trieste e del suo territorio». A Trieste le aziende in difficoltà sono gruppo Kipre, Colombin (legno-arredo), Giuliana Bunkeraggi (logistica, portualità), Burgo, Cartiera del Timavo. «In provincia di Gorizia - afferma il segretario provinciale Cgil Thomas Casotto - non siamo di fronte a nuove emergenze in termini di esuberi, ma mancano veri segnali di recupero. Segnali che noi ci attendevamo dal nuovo protocollo con Fincantieri, i cui numeri, fin qui, sono molto al di sotto delle aspettative: di fronte a un obiettivo di 400 ricollocamenti, siamo infatti fermi a 13». Le nuove crisi riguardano Nidec (Monfalcone, meccanica) e Coveme (Gorizia, chimica).
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