In Fvg 30 casi di malaria l'anno: le cause sono viaggi e mancata profilassi

L'infettivologo Bassetti: il numero è stabile da molto tempo. "Facciamo molti controlli, la diagnosi precoce è determinante"

I numeri della malaria in Italia e nel mondo

UDINE. Di una cosa Matteo Bassetti, direttore della clinica di infettivologia del Santa Maria della Misericordia, è sicuro: né sulle coste del Veneto, né in quelle del Friuli Venezia Giulia, sono ritornate le zanzare anofele, portatrici della malaria. Detto ciò, per capire in che modo la bimba di quattro anni deceduta per una forma particolarmente grave di malaria, abbia contratto la malattia, servirà del tempo.

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«Occorre cautela nell’esprimere valutazioni su casi che non si sono visti direttamente - avverte il professor Bassetti - Ciò che sappiamo al momento è ciò che ci arriva in termini di informazione dei media, ovvero che la piccina è stata ricoverata in diversi ospedali, che il quadro iniziale lasciava pensare a qualcosa di diverso, che era affetta da una patologia di base e quindi il quadro mi pare abbastanza complicato. Questa tragica vicenda ci mette in guardia ricordandoci che patologie come la malaria, che abbiamo imparato a tenere sotto controllo, se non adeguatamente riconosciute e curate, possono condurre a morte».

Professore, si parla di malaria autoctona, ovvero contratta qui perché la bimba non era stata all’estero, bensì solo in vacanza a Bibione...

«Pare sia così, ma escluderei che abbia contratto la malaria a Bibione. In Italia l’ultimo caso di trasmissione della malattia risale a più di vent’anni fa. Questo significa che è necessario accertare in che modo sia avvenuto il contagio».



Nell’ospedale di Trento, nel medesimo reparto, risulta fossero ricoverati due bambini provenienti dal Burkina Faso affetti da malaria. Correlazioni possibili?

«Ci sono tre modalità di trasmissione della malaria e tra questi non c’è quello interumano: la vicinanza, anche di letto, non solo di stanza, tra persone malate e persone sane, non è pericolosa perché la malaria è una malattia infettiva non contagiosa. La malaria viene trasmessa da un tipo di zanzara che in Italia non c’è. Quindi se il contagio è avvenuto in questo modo, la zanzara responsabile non è nata in Italia. Esistono casi documentati di insetti giunti nel nostro Paese trasportati nel bagaglio dei viaggiatori. Potrebbe essere, dunque, che l’insetto sia giunto qui nella valigia di qualcuno rientrato da pochissimo da aree in cui la malaria è endemica. Terza possibilità è una trasfusione con sangue infetto, e anche questo non è possibile non solo perché la piccola non ha subito trasfusioni, ma anche perché le nostre modalità di raccolta e conservazione del sangue, applicate anche alla donazione e trapianto di organi, prevedono accertamenti specifici per il rischio malarico».

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In Friuli Venezia Giulia abbiamo casi di malaria?

«Il numero è stabile da tempo e si ferma ad una trentina ogni anno. Nessun caso di malattia autoctona, tutti casi di importazione in persone che hanno viaggiato, o per lavoro o per vacanza, e non hanno potuto o voluto fare la profilassi, e di cittadini stranieri, nati in Paesi in cui la malaria è endemica e in cui si diventa sostanzialmente immuni, poi trasferitisi in Italia e rientrati nella terra di origine dopo alcuni anni e avendo perduto l’immunizzazione contraggono la malattia».

Diceva: non hanno fatto o potuto fare la profilassi. Che cosa intende?

«È opportuno, prima di partire per un viaggio, informarsi sui rischi di natura sanitaria che sono diversi a seconda dell’area di destinazione. Può accadere che queste informazioni non sia state raccolte, nel qual caso non si fa la profilassi perché si è inconsapevoli del rischio, oppure accade anche che una persona debba soggiornare all’estero per più di tre mesi, e la terapia non può andare oltre questo termine. Nel qual caso è possibile che si contragga la malaria a causa del perdurare della permanenza in Paesi in cui questa malattia è endemica».

Ricordava prima che non ci sono stati casi di morte per malaria in Fvg...

«Certo. E questo lo dobbiamo all’attenzione che riserviamo ad ogni ricovero. Quando, dopo un paio di giorni di febbre alta in pazienti di rientro da un viaggio, la sintomatologia permane, facciamo sempre l’analisi specifica per la malaria. La diagnosi tempestiva e la cura più opportuna rendono la malaria una malattia curabile».
 

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