In Brasile un pezzo di Friuli: ecco l’Hotel Palmanova

PALMANOVA. Lungo il litorale di Maceiò, sulla costa più orientale del Brasile, a 100 metri da spiagge sabbiose e acqua limpida, sorge l’Hotel Palmanova. E non è una casualità che il nome coincida con quello della fortezza veneziana.
La storia di questo hotel infatti nasce proprio qui, nella città stellata, dalle aspirazioni di Giovanni Mucelli, classe 1969. E qui forse la storia proseguirà con un altro capitolo, tutto ancora da scrivere.
Giovanni, con una formazione nel settore turistico alberghiero alle spalle, ha sempre sognato di aver un albergo tutto suo. Ha presto capito, tuttavia, che in Italia sarebbe stato difficile con le risorse a sua disposizione.
Forte della conoscenza delle lingue (nella sua valigia l’italiano, l’inglese, il francese, lo spagnolo, il tedesco e – ci tiene a precisare – il friulano), ha cominciato a lavorare e… a viaggiare.
È stato a Londra, «nel 1998 poi – racconta – sono partito per il Messico, assieme al mio amico Roberto Piras. Ho lavorato lì un paio d’anni, ma non c’erano le condizioni per aprire una mia attività. E sono rientrato».
L’avventura del Brasile inizia quasi per caso. Giovanni stava lavorando a Udine all’hotel Executive che ospitava anche giocatori dell’Udinese o nel mirino della società. Qui ha stretto amicizia con un giocatore brasiliano, Jean Paulo Brustolin che, rientrato a casa, lo ha invitato a raggiungerlo.
«Io avevo bisogno di prendermi un periodo per capire cosa fare della mia vita. Ho accettato. Arrivato nel nord del Brasile a ottobre 2003, calcolavo di visitare il paese e raggiungere a sud il mio amico per Natale. Così sono arrivato a Maceiò, con il suo milione di abitanti, e sono rimasto folgorato dal lungomare. Nel frattempo, causa il furto di un cellulare, non sono più riuscito a contattare il mio amico. Mi trovavo in un bel posto, non avevo mete da raggiungere e ho provato a concretizzare lì il mio sogno».
Mucelli ha trovato un terreno che faceva al caso suo e vi ha costruito il suo hotel. È stato favorito dal fatto che la città era in crescita e, come aveva calcolato, si sarebbe espansa proprio nella direzione del suo albergo.
E l’avventura ha avuto inizio. L’hotel (27 camere e un appartamento) si chiama come la sua città natale. Sul fondo azzurro della piscina si staglia la stella a nove punte.
I simboli della fortezza (pianta, leone e palma) si trovano nell’insegna e sulla parete della reception: «È stato un omaggio alla mia terra e una dedica a mio padre che mi ha concretamente sostenuto». Il Brasile è una terra complicata.
«Sopravvivere là non è facile – racconta – devi avere carattere». Mucelli ha dovuto imparare un’altra lingua; ha trovato persone che lo hanno aiutato e altre che lo hanno ostacolato.
Dei brasiliani ammira la capacità di non scoraggiarsi e di non mollare mai, ma di quella terra vede anche i difetti, a cominciare da servizi sanitari e istruzione. Giovanni ha avuto successo: non esita ad ammettere che il valore della struttura in dieci anni è quasi triplicato.
In Brasile, come tutte le belle storie che si rispettino, ha trovato anche l’amore. Qui ha conosciuto Marina, di professione avvocato.
Lo scorso anno Giovanni e Marina si sono sposati, in Italia, a Palmanova. Sì, perché questa storia continua a tornare nella città stellata. Qui infatti Mucelli sta pensando di rientrare, a distanza di oltre dieci anni dalla sua partenza.
Perché? «Perché – spiega determinato l’imprenditore friulano – amo questa città, perché è giusto che io ora mi occupi dei miei genitori, che tanto hanno fatto per me, e perché voglio veder crescere mio nipote, assieme alle nostre bimbe. E poi ora posso anche pensare di spostare il mio sogno da queste parti…».
E Jean Paulo Brustolin? Grazie al potere di Facebook si sono ritrovati in rete due anni fa e si sono riproposti di vedersi, prima o poi… In fondo tutto è partito da lì.
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