In aula chiede scusa ai familiari La madre: dimentichi il perdono

FONTANAFREDDA. In aula, Marius Lucian Haprian si è alzato in piedi, si è voltato verso la madre di Alessandro, Liviana Mores, e l’ha guardata negli occhi. Haprian ha chiesto scusa alla madre e ai familiari: «Non volevo uccidere Alessandro».
Nelle dichiarazioni spontanee (i suoi legali avevano cercato di dissuaderlo, ma lui ha deciso di parlare), l’imputato ha espresso il suo dispiacere.
Liviana ha subito distolto lo sguardo. «Non ce l’ho fatta, mi sono voltata dall’altra parte», ha raccontato poi, fuori dall’aula. Il giudice, però, ha ripreso l’imputato, spiegandogli che si doveva rivolgere alla corte. «Cosa può fare oggi delle sue scuse? Perdono è una parola che può cancellare dal suo vocabolario», ha commentato la madre. «Se davvero non avesse voluto ucciderlo, perché sparargli quattro volte?», il pensiero della sorella.
I familiari di Alessandro, che non si sono costituiti parte civile, hanno seguito il processo e sono rimasti in attesa, fuori dall’aula. «Speriamo solo nella giustizia», ha detto Liviana. I parenti hanno sottolineato come sia stato un omicidio efferato.
Alle 13.30 è scoccata l’ora del verdetto. All’uscita dall’aula intitolata a Francesca Trombino, la mamma di Alessandro, con le lacrime agli occhi, ha baciato e abbracciato il pm Monica Carraturo. Sollievo e commozione erano palpabili. Il pm ha detto alla madre: «Speriamo che la sentenza le possa dare un po’ di pace».
«Siamo, tra virgolette, contenti – hanno osservato i familiari – perché almeno ci siamo fatti un’idea. Trent’anni di reclusione implicano che uscirà dal carcere a ottant’anni. È già una punizione. Venti sarebbero stati pochi». —
I.P.
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