Impiegata deceduta: in aula lo psichiatra della nuova medicina

«Sconsigliò la chemio a una paziente morta di tumore» Testimonianze divergenti, ieri, sul caso Danilo Toneguzzi
foto missinato - neve
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di Enri Lisetto

Testimonianze divergenti. E, probabilmente, l’ultima delle quali – a cui la parte offesa aveva rinunciato, ma il giudice ha deciso comunque la sua convocazione – sarà determinante al fine della sentenza, attesa subito dopo. Il delicato procedimento penale, che vede imputato lo psichiatra pordenonese Danilo Toneguzzi, 45 anni, ruota attorno alla morte dell’impiegata Manuela Trevisan, di Casarsa, avvenuta nel 2008 in seguito a una patologia tumorale. La donna, in base alla querela esposta dalla sorella assistita dall’avvocato Luca Colombaro, sarebbe deceduta perché, invece di sottoporsi alla chemioterapia, avrebbe utilizzato cure ispirate alla Nuova medicina germanica propostale da Toneguzzi, libero professionista con studio a Pordenone e collaboratore del Cro di Aviano e di altri istituti scientifici. L’accusa, quindi, è quella di omicidio colposo, per avere condizionato la donna, morta a 46 anni.

Ieri il processo è proseguito con l’audizione di due testimoni: la veterinaria Alessandra Acco e Licia Simonutti, amica della defunta.

La prima ha raccontato di avere contattato Toneguzzi nella primavera di quest’anno, dopo che una trasmissione televisiva (Mi manda Raitre) aveva proposto il caso. «Avevo visto Trevisan alcuni anni prima – ha riferito al giudice monocratico Rodolfo Piccin –. Era venuta da me in quanto mi occupavo di malattie psicosomatiche in ambito veterinario: voleva indicazioni sulle cause che avevano determinato la sua malattia. Disse che alcuni medici di Udine le avevano detto si trattava di una patologia curabile ed era fortemente contraria a intraprendere una terapia chemioterapica. “Di chemioterapia si può morire”, mi disse». Voleva guarire «risalendo alle cause che avevano generato la malattia». E cosa rispose la veterinaria? «Che non ero in grado di fare questo tipo di lavoro e che se fossi stata in lei avrei seguito la medicina tradizionale. Chiese anche informazioni sul metodo Di Bella, ma lo ritenne molto costoso». Acco indirizzò la donna a Toneguzzi: «Sulla base di quanto sentivo dire era un professionista preparato».

Aveva visto nascere, come ha riferito al giudice, Manuela Trevisan, la seconda testimone: «Le avevo indicato come veterinaria, per il suo cane, Alessandra Acco, di cui ero cliente». Poteva non ricordarsi di lei, che la defunta aveva chiamato per un problema del suo cane e alla quale poi parlò del suo male? «Al termine di una visita aprii il portafogli e le mostrai la foto di Manuela due mesi dopo la sua morte: rimase sorpresa nell’apprendere del decesso». E cosa disse della terapia che aveva intrapreso con Toneguzzi? «Ricordo che la veterinaria esclamò: “Le ora che i la finissi co ’ste robe”».

La parte civile – che ha consegnato al giudice documenti tratti dal sito La luna nuova, nel quale vi sono alcuni articoli della Acco – aveva rinunciato ad acquisire una terza testimonianza, quella di Mara Bucciol. Il giudice, tuttavia, ne ha disposto la convocazione, per chiarire alcuni aspetti della vicenda.

L’udienza è quindi stata aggiornata a gennaio del prossimo anno: dopo l’ultimo teste sarà discussione tra accusa e difesa. La sentenza è attesa lo stesso giorno o, al più tardi, a maggio.

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