Impianto di Pradibosco, l'ex commissario: "Lo voleva il paese"

Lino Not, già al vertice della Comunità montana difende il progetto costato 3 milioni. «Forse è troppo grande, ma abbiamo rispettato la volontà della comunità locale»

PRATO CARNICO. «È vero, il progetto è abbastanza grande e c’erano anche alcune idee per realizzare il tutto in maniera più ridotta. Ma noi abbiamo poi dato atto a quella che è stata la richiesta del paese». A parlare è Lino Not, presidente prima (dal 2004 al 2009) e commissario poi (dal 2013 al 2016) della Comunità montana della Carnia, ora sostituita dall’Uti.

La Comunità montana muore e si regala un impianto inutile

Il riferimento della sua dichiarazione è all’impianto di risalita di Pradibosco, in comune di Prato Carnico, che di certo ha per ora solo il costo: 3 milioni di euro di fondi pubblici messi a disposizione dall’allora giunta di Riccardo Illy.

Su quella che sarà la data di inaugurazione, la resa effettiva, tutto o quasi dipenderà da una molteplicità di servizi interconnessi: la riapertura dell’adiacente albergo Pradibosco (chiuso da dicembre), il rifacimento di alcuni tratti della sede stradale che al momento hanno portato alla chiusura di una porzione della strada regionale della Val Pesarina e il potenziamento delle comunicazioni per telefoni cellulari.

Not difende il progetto, ricordando quando la precedente struttura era funzionante e lavorava assieme all’albergo: «Nella zona era utile un impianto, come lo è stato quello precedente. Poi sulle sue dimensioni se ne può parlare. Noi abbiamo dato atto alla volontà del Comune. Ma l’impianto serviva».

Anche per Not è poi evidente che da solo serva a poco senza una struttura ricettiva vicina e funzionante: «Se non funziona è chiaro che entrambe non hanno motivo di esistere. Bisogna che il Comune di Prato Carnico e l’amministrazione frazionale di Pesariis trovino una soluzione e un gestore». Tra rischi di flop e problemi da risolvere, l’ex numero uno della Comunità montana è abbastanza prudente sulla possibilità di rilanciare il turismo locale, fortemente penalizzato dai sette anni di stop dell’impianto di risalita.

C’è di che essere ottimisti? «Sono ottimista se si trova una gestione complessa. C’è l’albergo, oggetto di migliorie. C’è la pista di discesa, l’anello di fondo, un ristorante da cui parte il sentiero per il rifugio De Gasperi. Se si inizia a pensare che ogni struttura possa proseguire in modo autonomo allora non ha senso». Il discorso cade poi inevitabilmente sul ritorno economico generato da un impianto. Sull’argomento il sindaco di Prato Carnico, Verio Solari, era stato chiaro, avvisando che nessuno lo genera.

Verrebbe da pensare che non sia una premessa incoraggiante, ma Not precisa: «Anche gli impianti gestiti da Promoturismo Fvg hanno difficoltà a stare in piedi. È un fatto. Bisogna portare gente sulla pista di Pradibosco. ma non aspettarsi che ne arrivino tanti quanti sullo Zoncolan. Il target sono le scuole e le loro settimane bianche».

I lavori in corso hanno attirato critiche anche da chi ha mal giudicato il taglio del verde boschivo, pur essendo funzionale al progetto: «Ma era necessario per realizzare la pista. Era nelle previsioni e da mettere in conto. C’è un po’ di impatto, ma non ci sono alternative. Se si vuol fare le piste bisogna per forza di cose tagliare gli alberi». Il pensiero, a questo punto, è rivolto al 2017 dato che ben difficilmente il taglio del nastro si terrà entro l’anno: «Ci sono delle cose ancora da completare, ma qualche ritardo ci sarà.

Mi auguro che in questi mesi si inizi a parlare seriamente di tutta la gestione in maniera tale che quando l’impianto sarà pronto sarà definito tutto. Mi auguro anche che per la prossima estate sia in funzione l’albergo. Questi mesi dovranno servire per il rilancio della zona».

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