Impianti chiusi e società in crisi «Una raccolta firme per ripartire»

L’appello del presidente del Calcetto Clark: «Facciamo squadra, non possiamo aspettare oltre»



Le voci che incitano i compagni non si sentono più. Nessuno esulta per il pallone che finisce in rete, nessun fischio dell’arbitro che assegna un rigore. C’è solo silenzio all’impianto dei campi di calcio a 5 a Cussignacco. «Ho fatto un rapido calcolo e direi che qui in 26 anni si sono disputate almeno 70 mila partite. Poi è arrivato il Covid e tutto si è fermato». Giancarlo Tirindelli si ferma all’ingresso. Guarda i due campi interni, gli altri due che devono essere sistemati all’esterno, la gabbia del tre contro tre e sospira. Pensando alle 1.200 persone che ogni anno calcano l’erba, si divertono, «socializzano, soprattutto». «Non possiamo più aspettare oltre» aggiunge. Ha 82 anni e il calcio è la sua vita. Ex giocatore e poi uno dei primi allenatori del calcio a 5, che lui ama ancora chiamare «calcetto». Oggi è il più anziano mister e presidente di società in Italia con la sua Asd Calcetto Clark. Cucita sul petto la medaglia d’oro al valore sportivo per i suoi oltre 30 anni di attività in cui ha promosso questa disciplina in regione. Di fronte «all’ennesima mortificazione del settore dello sport in tutta la sua interezza ma soprattutto, come sempre, quello dilettantistico, giovanile e amatoriale» ha deciso di scendere - metaforicamente - in campo.

Così ha scritto una lettera a tutti i presidenti e dirigenti delle associazioni sportive dilettantistiche, ai presidenti delle Federazioni regionali e nazionali, ai proprietari e i gestori di impianti sportivi, agli allenatori, ai genitori dei giovani atleti e ai giocatori delle varie discipline, «che come me hanno a cuore le sorti dello sport in Italia». Lanciando un appello a fare squadra. Li ha chiamati a raccolta invitandoli a sottoscrivere una raccolta firme «per cercare, con la forza dei numeri, di ottenere finalmente risultati concreti nella salvaguardia del settore sportivo, tremendamente in crisi». «La mia richiesta – spiega – è che ogni società organizzi una raccolta firme interna ed esterna, locale, da inviare poi agli organi competenti creando una mole di richieste impossibile da ignorare. Creando un movimento dal basso che ottenga una cassa di risonanza anche mediatica. Serve collaborazione in questa impresa, per non lasciar languire anni di sforzi che tutti noi abbiamo profuso per far crescere le nostre discipline».

Del resto lo spazio per giocare in sicurezza c’è. E tutte le misure anti-Covid sono già state adottate nell’impianto di via Padova. E nell’attesa le società devono fare i conti con difficoltà sempre più gravi. «Il nostro timore è che nella nuova ripresa del Paese, lo sport non venga contemplato – conclude Tirindelli –. Senza avere un ministro in Parlamento, ci chiediamo anche che fine farà il bonus per i collaboratori sportivi e le Asd previsto fino al 5 marzo, di cui ad oggi ancora non si sa nulla. Lo sport deve ritrovare il suo spazio nel contesto culturale e sociale che lo circonda. C’è bisogno di un nuovo approccio nel segno di un maggiore coordinamento e rispetto del lavoro di tutto il movimento sportivo». —



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