Il virus costringe la Regione a una stretta: in Fvg scuole superiori e medie chiuse, cambiano i colori delle province

UDINE. Scuole e province di Udine e Trieste, senza una stretta specifica – valida su scala regionale – nel weekend. Alla fine Massimiliano Fedriga in quello che definisce come «l’ultimo sforzo chiesto ai cittadini del Friuli Venezia Giulia» per la sua stretta sceglie una sorta di via mezzo tra le opzioni sul tavolo e valutate nel corso degli ultimi giorni di incontri.

Il governatore, infatti, ha deciso di applicare una zona arancione nelle province di Udine e Gorizia in vigore da sabato 6 marzo e di “vistare” il ritorno alla didattica a distanza per scuole medie, superiori e università a partire da lunedì 8 marzo e in tutta la regione.

Le decisioni – valide per i 15 giorni successivi all’entrata in vigore delle misure stesse – sono state prese con l’obiettivo di provare ad arginare la crescita dei contagi manifestatosi in Friuli Venezia Giulia a partire dal 22 febbraio.

«A livello regionale la scorsa settimana abbiamo registrato – ha detto il governatore – un’incidenza di 236,2 casi ogni 100 mila abitanti, con però situazioni meno compromesse a Pordenone e Trieste dove siamo, rispettivamente, a quota 107,6 a 144,3 e altre più impegnative con Gorizia che arriva a 220 e Udine addirittura a 353.

Dalle proiezioni di questa settimana, inoltre, a Udine sfioriamo ormai i 400 casi mentre a Gorizia i 250, con Pordenone e Trieste, invece, abbastanza stabili.

L’associazione italiana degli epidemiologici, poi, ci ha comunicato un forte aumento dei casi tra gli under 19, tranne nella fascia 3-5 anni, con un aumento più marcato tra gli 11 e i 18.

Il tutto tenendo in considerazione pure un aumento importante dei positivi in relazione ai tamponi, escludendo il retesting, passato dal 7% al 13,1».

La Regione, in realtà, aveva anche valutato seriamente l’opzione di rendere l’intero territorio del Friuli Venezia Giulia zona arancione, ma Roberto Speranza ha fatto capire a Fedriga come non soltanto il nuovo Dpcm di Mario Draghi – in vigore dal 6 marzo – consenta limitazioni su scala provinciale e addirittura comunale su decisione dei governatori, ma anche che in altre parti d’Italia si sono registrati tassi di contagio più elevati rispetto a quelli di Pordenone e Trieste e dunque una decisione di questo genere avrebbe creato più di qualche problema contingente, in primis il rischio d’impugnativa.

Considerato, pertanto, che l’ordinanza di Fedriga è varata d’intesa con il ministero della Salute, si è preferito non forzare la mano e attendere il monitoraggio settimanale dell’Istituto superiore di sanità che potrebbe inserire la regione in zona arancione de imperio.

Via libera, quindi, alla decisione di intervenire sulle province di Udine e Gorizia dove, come ha spiegato il vicepresidente Riccardo Riccardi «la situazione è molto condizionata dall’incidenza della variante inglese» e dove «nelle ultime settimane è stato registrato un forte aumento dei contagi tra i giovani per quanto questo sia anche generalizzato».

Via libera, quindi, al mantenimento delle lezioni in presenza soltanto nei nidi, alle materne e alle elementari. «Abbiamo deciso di adottare provvedimenti – ha detto l’assessore all’Istruzione Alessia Rosolen – che tengano conto, oltre che dell’incentivazione dello smart working, anche delle misure che verranno varate a breve dal Governo, come la possibilità di accedere al bonus babysitter e ai congedi parentali anche in maniera retroattiva».

Fedriga, infine, ha promesso un’attenzione particolare della Regione in tema di indennizzi – già a partire dalla giunta di venerdì – per quelle attività, essenzialmente bar e ristoranti, che otterranno «qualcosa in più a titolo di ristoro». —

IL TESTO INTEGRALE DELL'ORDINANZA

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