Il vinile ripopola i negozi, «ora si tagli l’Iva»

Non soltanto web, il disco conquista pure i giovanissimi. L’analisi dei due superstiti del settore in città
Di Laura Venerus

In città sono gli ultimi due baluardi della fruizione musicale all’antica, dove si acquistano vinili e cd. In un’era in cui alla musica si accede via etere, in cui si possono scaricare in tempo reale i singoli sentiti in radio o, grazie a spotify o youtube (per fare alcuni esempi), la canzone preferita è accessibile ora e subito, i negozi di dischi rappresentano una rarità.

Lo sanno bene Flavio Baldin di Musicatelli e Livio Querin di Freesby. Non hanno una ricetta della loro “sopravvivenza, ma ciò che li ha spronati a continuare, nonostante tutto, è la passione.

«Sono trent’anni che ho preso in gestione il negozio, dal suo fondatore Catelli, del quale ho voluto mantenere parte del nome – riferisce Flavio, che negli ultimi anni è affiancato dalla socia Laura Marson –. Oltre alla passione, bisogna anche saper seguire la trasformazione nella fruizione».

Musicatelli ha saputo crearsi una “nicchia” nella musica jazz e classica con uno dei repertori più completi in Triveneto e che spedisce dappertutto. «Fino a 10 anni fa – sottolinea con un po’ di rammarico Flavio – in centro città eravamo in cinque. Adesso sono rimasto soltanto io: ma, di conseguenza, non ho aumentato la clientela. Questo dato può ben rappresentare la crisi del settore».

Ora basta un wi-fi per accedere alla musica, ma si assiste anche a un ritorno alle origini. «Gli appassionati di vinili ci sono sempre stati – racconta Livio –, ma ora piace anche ai giovani che, in questo modo, tornano in negozio e affinano l’orecchio. Si tratta di una moda? Pazienza. Anche questo fa bene alla musica». Questo ha permesso di riaprire, nei negozi di musica, un angolo vinile che è sempre più gettonato.

In campo musicale Pordenone è una città di contraddizioni: negli ultimi anni c’è stata una “moria” di negozi di musica, ma allo stesso tempo si tiene ogni anno una fiera che, anche nell’ultima edizione dello scorso gennaio, ha battuto tutti i record con 3.600 visitatori in due giorni. Da una parte sforna festival musicali di respiro internazionale (solamente per citarne uno, il Festival blues) e musicisti tra i più forti in tutti i generi (Tre allegri ragazzi morti, Bearzatti, De Mattia, Anzovino, Mellow Mood, e l’elenco potrebbe ancora continuare), ma allo stesso tempo, dall’altra parte, si chiudono locali dove poter ascoltare musica quali Il Deposito o Pn Box.

«Pordenone non è una città spenta – ha assicurato Flavio Badin –. Le location di musica si aprono e si chiudono continuamente. In realtà, la città è una delle più vive in Italia in questo settore». Dall’altra parte, però, osserva Livio Querin, la vivacità è frenata da chi vive in città e si lamenta del “rumore” sino a tardi. «Nonostante la voglia di suonare – constata – Pordenone soffre le polemiche della musica in centro. In questo è rimasta una realtà provinciale».

Lunga vita, dunque, a queste realtà che mantengono viva una città e la sua comunità. Con un appello allo Stato: l’Iva al 22 per cento non è certo un aiuto alla diffusione della musica, che è cultura. Si consideri, quindi, l’applicazione di una tassazione agevolata per far suonare ancora più forte queste realtà.

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