Il sogno di Gianpietro: "Apro una bottega per fare il calzolaio"

ARTEGNA. «Era ora che un calzolaio tornasse in paese». Da poco meno di una settimana per i cittadini di Artegna c’è una nuova attività nella centrale via Villa, ovvero un piccolo laboratorio di calzolaio dove la gente può portare ad aggiustare le proprie calzature.
Si tratta di un servizio che mancava da tempo sul territorio, ma a colpire ancora di più l’attenzione degli utenti è il fatto che sia stato avviato da un giovane di 28 anni.
Si tratta di Gianpietro Serafin, originario di Gemona. Per lui, l’apertura di quel laboratorio è la realizzazione di un sogno che inseguiva da tempo: «Da quando avevo 18 anni – spiega infatti Gianpietro – ho imparato a lavorare la pelle grazie a un amico pellettiere.
Il mio obiettivo era imparare a fare il calzolaio, ma ci ho messo sei anni a trovare una persona del mestiere disposta a farlo e così mentre facevo le stagioni a Lignano, paese di origine di mio papà, il sabato lo passavo a fare pratica».
Alla fine Gianpietro ce l’ha fatta e il suo laboratorio, nel giro di una settimana, ha già attirato l’attenzione della gente della zona: il primo giorno sono venuti due clienti, il secondo altri due, fino a ieri quando nella sua agenda ha contato sei persone passate a portare scarpe o sandali da aggiustare.
«La gente – racconta Gianpietro – mi ripete che si sentiva la mancanza di un laboratorio di calzolaio, anzi sono ancora più soddisfatti nel vedere che c’è un giovane a fare questo mestiere. Vengono da me portandomi tacchi da aggiustare, cinghiette, scarpe da riparare.
Oppure creo orecchini, sandali e rilegature per libri in pelle: le scarpe non ho ancora imparato a realizzarle da me, ma sarà uno dei prossimi obiettivi.
Cercherò di trovare qualcuno che me lo insegni, e intanto ho già provato guardando i video su Youtube. Del resto, avendo cinquanta di misura ai piedi, farebbe comodo anche a me visto che non è facile trovare la misura giusta».
Gianpietro si è formato all’istituto Parini di Pradamano, in realtà ha sempre lavorato, anche quando era ragazzino: poi ha trovato occupazione facendo le stagioni nei ristoranti di Lignano, ha operato nella pubblicità ed è anche finito anche a fare il manovale in una veleria.
Per aprire il laboratorio non solo si è impegnato a imparare il mestiere, ma ha anche effettuato investimenti acquistando gli strumenti come il banco di fissaggio, la macchina da cucire, l’incudine e l’allargascarpe.
«Rispetto a quando si facevano venti ore al giorno – è il commento di Gianpietro Serafin –, ora non mi sembra neanche di lavorare. Per quanto riguarda i giovani come me che fanno fatica a trovare lavoro. Io credo che chi è determinato e vuole fare qualcosa, alla fine ci riesce».
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