«Io, calzolaio multato per abusivismo: ora ho vinto la battaglia»

Corno di Rosazzo: il giudice di pace annulla la sanzione. Confartigianato lo ha sostenuto per quell’iscrizione tardiva
Corno di Rosazzo 30 Ottobre 2015. Christian Calzolaio a Corno. © Foto Petrussi
Corno di Rosazzo 30 Ottobre 2015. Christian Calzolaio a Corno. © Foto Petrussi

CORNO DI ROSAZZO. Ha vinto la propria battaglia contro la mala-burocrazia. Sono stati necessari tre lunghi anni per spiegare alla giustizia che quella professione che esercitava con la stessa passione del nonno non era abusiva; anzi, che quel mestiere per lui era diventato vitale dopo il licenziamento.

È la storia di Christian Marras, 40 anni. Un calzolaio che un bel giorno si è visto recapitare una multa di 3.200 euro: di fatto, per una tardiva iscrizione all’albo degli artigiani che aveva insospettito gli enti preposti al controllo. Per comprendere meglio la vicenda bisogna risalire ad ottobre 2011, quando Marras decide di riprendere in mano l’attività del nonno.

L’azienda dove è dipendente nel Distretto della sedia naviga in cattive acque e il giovane, che è anche consigliere comunale a Corno, apre la partita Iva e si iscrive alla Camera di commercio come piccolo imprenditore. Non vuole farsi trovare impreparato dinanzi alla crisi. Fa un doppio lavoro.

Esce dalla ditta alle 14 e apre la propria bottega alle 15. Paga doppie tasse. Tutto in regola insomma. Il 27 luglio è il giorno fatidico. Marras è licenziato. Cerca un lavoro, ma non lo trova e continua nel frattempo a esercitare la professione da libero imprenditore.

Passa ancora un mese, quando tutti gli uffici sono chiusi per ferie. Poi a settembre decide che il calzolaio sarebbe diventata la sua unica professione.

Si fa assistere da Confartigianato che gli segnala prontamente di iscriversi all’albo, cambiando lo status da piccolo imprenditore a artigiano. A imporglielo è la legge che non permette buchi di tempo tra il licenziamento e la nuova professione.

L’iscrizione viene quindi fatta retroattiva al 28 luglio. Ma la Camera di commercio segnala comunque questo ritardo di iscrizione.

Insinua il dubbio nel Comune «che senza far controlli – spiega Sandro Caporale, direttore di Confartigianto servizi Udine – spedisce una multa di 3.200 euro a Marras per esercizio abusivo della professione dal 27 luglio, giorno del licenziamento, a ottobre, giorno dell’iscrizione all’albo artigiani».

Comincia così il calvario. Confartigianato chiede immediata audizione. A dicembre 2013 vengono convocati l’artigiano, il capo dei vigili, il funzionario del Comune. Passa quasi tutto il 2014, fino a quando al giovane calzolaio viene recapitata a casa una multa ridotta di 1.600 euro «perché – dice Caporale – gli viene riconosciuta l’attenuante della buona fede».

Confartigianato d’accordo con Marras non si accontenta e incarica di tasca propria l’avvocato Bruno Dal Ben a seguire il caso. Nel frattempo il Comune mette ai voti del consiglio comunale l’incompatibilità di Marras a consigliere comunale. Lo salvano i voti della maggioranza. Si arriva così a giovedì, quando il giudice di pace dà ragione a Marras non riscontrando alcun esercizio di attività abusiva.

«Purtroppo ci siamo trovati davanti – spiega Caporale – all’ennesimo caso di burocrazia priva di buon senso. A questo si deve aggiungere la notevole perdita di tempo e stress a cui è stato sottoposto il nostro cliente». Soddisfatto della sentenza Christian Marras.

«Ho perso notti a pensare a come poter giustificare la mia innocenza – dice – Ho sempre pagato le tasse. Eppure mi sono trovato davanti a un caso di follia normativa. Spero che tutto questo possa essere di aiuto ad altri piccoli imprenditori il cui unico obiettivo è quello di guadagnare in maniera onesta».

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