IL SEGNALE DELL’ODIO CHE SERPEGGIA
Testa di maiale, testa di maiale, perché sei tu una testa di maiale? In Italia con la testa di maiale ci si prepara una miriade di prelibatezze, per esempio le orecchie di maiale fritte oppure la cotenna fritta. In Calabria ci si fa la ’nduja, un insaccato morbido e piccante, che se spalmi sul pane, poi ti va giù che è un piacere. Una vera specialità.
Invece a Sacile cosa ci si fa con la testa del maiale? La si piazza davanti alle case.
Testa di maiale ovvero il Signore delle Mosche. In un passo del Vangelo, Gesù parla degli empi che bruceranno nella Geenna. Cos’era la Geenna ai tempi di Gesù? La Geenna era una valle vicino a Gerusalemme che veniva usata come discarica, dove si bruciavano i rifiuti e dove in gran segreto si praticavano anche alcuni riti clandestini in onore al dio fenicio Baal, adorato dai suoi adepti sotto forma di una testa di maiale conficcata a un palo infisso nel terreno. La testa del maiale in quell’ambiente malsano si ricopriva presto di mosche, per cui il dio veniva apostrofato Beel-ze-bub, che tradotto in italiano significa il Signore delle Mosche; il Belzebù che tutti noi conosciamo nella tradizione cristiana come il principe dell’Inferno.
Mi rendo conto che parlare oggigiorno di Vangelo e di Gesù suona come un atto disprezzabile, snob e radical chic, se persino un pensatore colto e raffinato come il cardinale Gianfranco Ravasi, citando il Vangelo in un tweet, si è preso carne dai leoni da tastiera della rete; perciò domando scusa fin d’ora ai lettori più suscettibili.
Ebbene, qualunque sia il movente e chiunque sia il responsabile di quella testa di maiale, le forze dell’ordine lo beccheranno presto. Intanto, però, Beelzebub è arrivato a Sacile. Adesso finalmente siamo più tranquilli: finché c’è qualcuno pronto a lasciare teste di maiale davanti alle case, non abbiamo più niente da temere. Oggigiorno si comunica così: o tramite i social o tramite una testa di maiale lasciata davanti a un’abitazione e la raffinatezza della comunicazione è la medesima. I social, infatti, contengono oggigiorno la summa dell’intelligenza umana, una sorta di nuova Encyclopédie di Diderot e d’Alembert neoilluminista che ci guiderà verso un futuro radiosissimo di felicità e prosperità.
La Rete, la nuova Bibbia del ventunesimo secolo, è il nuovo Verbo, uno strumento con cui i nuovi apostoli internauti praticano la pesca a strascico per avvicinare nuovi adepti alla causa del dio Baal.
Una pratica che lascia alle sue spalle un mare sterile, soltanto acqua torbida e macerie; ma del resto è questo che fa il dio Baal: ottunde il pensiero con i suoi ronzii continui, rintrona, confonde con un sottofondo fastidioso e non dà tempo né modo di ragionare. Ragionare richiede tempo, dialogo, lucidità, pazienza e il più delle volte ci spinge a riflettere sulle nostre convinzioni, realizzando che, dopotutto, il nostro punto di vista era limitato.
Ci dà il coraggio di crescere e di cambiare, sempre. Ma questo nostro non è il tempo della riflessione né tanto meno dei ripensamenti, perché la riflessione è per i deboli. La nostra è l’epoca degli uomini forti, dove la forza è data dalla rigidità e dove la flessibilità connota la debolezza, anche se ciò che è rigido prima o poi si spezza, mentre ciò che si flette, non si spezzerà mai.
L’augurio che faccio a me stesso e a tutti voi è che d’ora in avanti non si faccia un uso eccessivo di teste di maiale a sproposito, altrimenti si metterà a serio rischio la produzione di numerosi prodotti alimentari dop italiani.
Comunque, per sicurezza, fate scorta, finché ce n’è. Occhio, però: spalmate con parsimonia, perché la ’nduja sul pane picca una cifra.
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