Il rivoluzionario forno elettrico ad arco fa volare la Danieli

L’impianto, brevetto del gruppo di Buttrio, è unico al mondo. Impennata degli ordini, sopra i 3 miliardi, per il biennio

UDINE. Una visibilità a due anni che pochissime aziende possono vantare, con una stima in portafoglio di oltre 3 miliardi di euro, e un brevetto - a oggi il primo e l’unico al mondo - per un forno ad arco elettrico digitale, già in esercizio in Abs Sisak, già richiesto da 70 clienti. In pillole solo le prospettive del Gruppo Danieli che ieri, in un evento online, ha presentato il bilancio 2018-19 al mercato, e in una conferenza stampa agli organi di informazione.

Presenti Alessandro Trivillin, amministratore delegato, Alessandro Brussi, direttore amministrativo finanziario, Rolando Paolone, direttore tecnico, Antonello Mordeglia, presidente di Danieli Automation, Michele Marinutti, direttore del controllo di gestione, e Paola Perabò presidente del Danieli Educational Centre.

Al top dell’innovazione in Danieli, senz’altro c’è Q-One, il forno elettrico digitale destinato a rivoluzionare la produzione del metallo, mandando definitivamente in pensione gli altoforni, con i loro consumi imponenti di risorse e le loro emissioni di inquinanti. Q-One, realizzato dall’azienda specializzata in innovazione del gruppo, Danieli Automation, «è il primo forno elettrico ad arco digitale al mondo» spiega Mordeglia.

La differenza che c’è tra il forno analogico e quello digitale è, semplificando, la stessa che passa tra una lampadina a filamento e una a led.

Nel caso specifico la riduzione del consumo è enorme, -90% il led rispetto al filamento; nel caso del forno la riduzione è di -20/-30% nel consumo di energia, ma soprattutto si caratterizza per zero emissioni di CO2. Questo impianto, peraltro presentato lo scorso anno nel corso dell’evento dedicato all’innovazione organizzato da La Stampa e dal Messaggero Veneto, è diventata operativa nello stabilimento controllato da Danieli in Croazia, Abs Sisak, dimostrando sul campo «le sue incredibili performance», ancora Mordeglia.

È un prodotto che ha una potenzialità di 4 miliardi di euro di mercato, in assenza di concorrenza e soprattutto in presenza di una crescente, e marcata, sensibilità ambientale che chiede al settore dell’acciaio una decisa svolta “green”, e una più decisa spinta verso il riciclo, anche de rottame. Il costo di un impianto di questo genere è variabile, a seconda della quantità di materiale che si intende produrre, e oscilla tra i 5 e i 12 milioni di euro; ma i risparmi che riesce a generare ne fanno un investimento - tra pochi - in grado di ripagarsi nell’arco di 1/2 anni.

Altra tecnologia di punta del Gruppo è quella che «ci consente di concentare in un solo impianto acciaieria e laminatoio - spiega Paolone -, anche questo avviato da Danieli negli anni 90, poi replicato in Grecia nel 2004, quindi negli Usa nel 2009. Il raddoppio degli ordini negli Stati Uniti ha scatenato una “corsa” all’acquisto in quel Paese dove Danieli ha acquisito ordini per 16 impianti, di cui 8 in funzione. Ma la sfida sarà l’ordine proveniente dalla Cina che prevede la realizzazione di un impianto da 1,5 milioni di tonnellate (contro le 350 mila tonnellate degli impianti negli Usa).

E poi c’è Abs, «in cui è in corso un investimento da 200 milioni di euro - ricorda Alessandro Trivillin - che sarò ultimato nell’estate 2020 e che ci consentirà di procedere ad altre 200 assunzioni. Una volta in esercizio, Abs sarà l’acciaieria con la più ampia gamma di produzione».

Il Gruppo, dunque, continua la propria corsa, dato ancor più significativo in un mercato in flessione, sebbene «fisiologica», un periodo «che ci consente di creare le basi - conclude Trivillin - per rendere l’azienda ancora più solida». E, ovviamente, innovativa: un mix necessario per restare competitivi.

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