Il ritorno dei lupi Fototrappole in azione nell’area del Cansiglio

La coppia di lupi avanza guardinga sulla neve. Il maschio sembra essersi accorto di quello strano oggetto, legato al tronco del faggio. Per qualche istante fissa la fototrappola che lo ritrae di notte con la femmina poco distante, al limite del crinale coperto di neve ancora fresca, dove affonda parte delle zampe. È l’esperto in scienze ambientali Luca Zanchettin (laurea a pieni voti all’università di Udine, con una tesi sul “monitoraggio del lupo in Cansiglio”) ad aver piazzato la fototrappola che ha colto quelle immagini così preziose.
Si sapeva da diversi anni del ritorno dei lupi in Cansiglio. La foresta viene monitorata con il progetto Life Woolfalps, mirato a salvaguardare e proteggere la presenza dei lupi nell’arco alpino. Le immagini sono state diffuse da “Wildlife camera project Cansiglio” con l’associazione Amici del giardino botanico Lorenzoni, i quali raccolgono fondi per acquistare fototrappole, batterie e memorie necessarie a monitorare la fauna selvatica nella foresta.
Sottolinea Zanchettin riferendosi alle immagini: «In primo piano è un maschio campionato geneticamente nell’ambito del progetto Life Wolfalps, individuato in Cansiglio dal 2017 (è stato fotografato anche in val Menera)». E aggiunge: «In secondo piano si nota una femmina rilevata in Cansiglio nel novembre 2018. È possibile si tratti di una femmina proveniente dal branco del Col Visentin, nata probabilmente nella primavera del 2017, ipotesi che non esclude altra possibile origine, data la capacità di dispersione dei lupi».
Una cosa pressoché certa è che la coppia di lupi è diventata stanziale in una zona remota del Cansiglio, ricca di prede e con «basso disturbo antropico».
L’unico pericolo per i lupi sono i bracconieri. «Il ritorno dal lupo in Cansiglio diventa un fattore di naturale equilibrio faunistico, in grado di valorizzare ulteriormente i 6 mila 500 ettari della foresta – sostiene l’alpinista e ambientalista Toio De Savorgnani – . Una foresta che, ci auguriamo venga presto tutelata dall’Unesco quale tempio della natura, dove si entra per sentire unicamente i rumori del vento fra faggi e abeti, degli animali selvatici e dei propri passi su sentieri e radure». —
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