Il ricercatore Fadelli ricostruisce il viaggio di Marinetti nella Pedemontana

Nel periodico “L’Artugna” l’avventura del futurista da Polcenigo a Maniago 

LA STORIA



Pochi conoscono la corsa di Filippo Tommaso Marinetti da Polcenigo a Maniago. L’intellettuale fondatore del Futurismo, guidava “L’alcova d’acciaio”. Era la “sua” autoblindo, con la quale, dopo la battaglia di Vittorio Veneto, all’inseguimento degli austriaci, aveva percorso, inebriato dalla vittoria ormai certa, le strade dei piccoli centri pedemontani. A ricordarlo il ricercatore e storico polcenighese Alessandro Fadelli nel recente numero del periodico “l’Artugna” distribuito dalla parrocchia di Dardago.

“L’alcova d’acciaio” ha anche dato il titolo a uno dei più conosciuti romanzi di Marinetti, scritto fra il 1919–20, pubblicato l’anno successivo dall’editore Vitigliano. Marinetti esalta, da futurista, anche con passaggi delle sue famose “parole in libertà”, l’ultimo anno della Grande Guerra.

Il passaggio di Filippo Tommaso Marinetti per la Pedemontana è descritto nel XX capitolo “La forze della gioia, della pietà e della vendetta”, dove Marinetti raccoglie le testimonianze degli abitanti che hanno subito le violenze della guerra da parte degli austriaci in ritirata. Il capitolo si conclude con “L’alcova d’acciaio” che guada il Cellina per entrare a Maniago. Marinetti scrive: «Polcenigo, Castello d’Aviano e Villetta (il toponimo giusto è Villotta – dimentica però Budoia, ndr) sono preziose miniature di villaggi disposti sopra una serie di colline verdi, basse, flessuose. La strada che li attraversa tutti va su e giù con grazia disinvolta, curve molli persuasive seguendo le ondulazioni musicali del paesaggio. La strada bianca ondeggia e freme come un immenso albero caduto sotto il peso dei suoi villaggi appollaiati a destra e a sinistra sui rami». —



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