Il restauro “pagato” dai cittadini: rivivono gli affreschi dell’Amalteo

Completato il restauro, vengono restituiti alla comunità gli affreschi di Pomponio Amalteo (probabilmente con l’utilizzo dei disegni prepatori del suocero, Giovanni Antonio de’ Sacchis, detto il Pordenone) che si trovano nella chiesa di Santa Maria Assunta, a Lestans di Sequals. L’inaugurazione avverrà domenica 16 giugno alle 16.
Per permettere il recupero, ormai concluso, si erano mobilitate istituzioni e cittadini: servivano fondi che, attraverso contributi ed iniziative, sono stati reperiti. Una seconda curiosità: a eseguire il restauro è stato lo stesso professionista che aveva messo in salvo gli affreschi all’indomani del terremoto del 1976, Giancarlo Magri, questa volta aiutato dal figlio Alberto.
Come base di partenza, la parrocchia guidata da don Roberto Sarti aveva chiesto sostegno a diverse istituzioni. A rispondere per prime sono state Fondazione Friuli e Friulovest banca. Ma molto generosa si è dimostrata anche la comunità locale che in un solo mese ha messo insieme 20 mila euro. Associazioni e cittadini si sono ingegnati: raccolte di ferro, cene, feste per mettere assieme il necessario. Il circolo culturale Gertrude Ciani, il gruppo alpini, la corale Santa Maria, l’Afds e la Somsi hanno raccolto ferro vecchio. Recentemente la Somsi ha proposto un pranzo con menù rinascimentale alla Pomponio Amalteo. «La banca – raccontava il parroco – aveva promesso di dare 10 mila euro se fossimo riusciti a raccoglierne 20 mila. Siamo arrivati a 40 mila, che corrisponde a dieci anni di elemosine».
Il terremoto del 1976 danneggiò così gravemente l’edificio da renderlo quasi irrecuperabile tanto che in quel periodo si parlò anche di un possibile abbattimento. «Lo stesso giorno – racconta Giancarlo Magri – nonostante l’edificio fosse pericolante, con l’aiuto di mia moglie cercai di recuperare dalle macerie, per quanto fosse possibile, i frammenti caduti assembrati sul pavimento; purtroppo molti si erano polverizzati».
Ciò che rimase delle opere parietali venne staccato evitando ulteriori deterioramenti e, con mezzi militari, trasportato al laboratorio di restauro del Museo d’arte di Pordenone.
Nella volta si operò con un metodo mai usato prima in Italia. Venne puntellata con una controforma costituita da assi di tavole a graticcio aderente alla deformata muratura. «Quindi mi fu possibile cominciare a intelare a scopo protettivo le opere». La scossa del 15 settembre aggravò ulteriormente la già compromessa stabilità della volta absidale: spezzandosi in più blocchi, sussultava comprimendosi sul tavolato di sostegno, che ne impedì il crollo. La messa in sicurezza, ad ogni modo, proseguì sino alla vigilia di Natale.
Tolte le tele protettive, i dipinti furono riportati alla luce. Gli affreschi parietali vennero ricollocati nelle superfici d’origine con pannelli di supporto.
A distanza di 42 anni dall’intervento conservativo post terremoto si è deciso di eseguire un intervento con una metodologia di restauro aggiornata. Rimosse le sostanze protettive, sono state pulite le superfici. I restauratori hanno constatato «un’ottima consistenza del materiale e la stabilità meccanica della volta». Le lacune degli affreschi sono state chiuse e perfezionate sul piano cromatico. Il successivo ritocco ha interessato le piccole abrasioni. «Il ripristino di gran parte delle figure e delle decorazioni – aggiungono i restauratori – è stato possibile grazie alla documentazione fotografica in nostro possesso, datate in periodi diversi, prima e dopo il 1976». —
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