Il racconto del gioielliere: «Gridavo “al ladro” e il rapinatore ha esploso due colpi tra la gente»

UDINE. Il gioielliere grida «al ladro, al ladro», il rapinatore si gira e spara ad altezza d’uomo. Siamo in via Mercatovecchio, all’angolo con via Mercerie, dove Andrea Gremese, il titolare della gioielleria Italico Ronzoni, insegue uno dei due malviventi che da pochi minuti si sono impossessati di tre orologi Rolex minacciando con una pistola il fratello Paolo.
La scena è da brivido. Il gioielliere si rende conto di essere in pericolo e cerca riparo dietro a una fioriera, ma non molla l’obiettivo. Riprende la sua corsa continuando a urlare “al ladro, al ladro”; un finanziere non in servizio lo sente e tenta di bloccare i due rapinatori anche se uno urla “spara”. Parte un altro colpo, la corsa finisce in piazza Duomo da dove una Bmw sgomma con a bordo i tre banditi.
«Alle 10.40 dal piano sopra il negozio, attraverso il sistema di videosorveglianza, mi rendo conto che in negozio sono appena entrati due rapinatori. Uno è armato e ha puntato la pistola contro mio fratello dopo averlo colpito con un pugno. Gli ha coperto la bocca con la mano per impedirgli di urlare. È passato dall’altra parte del bancone, mentre il fumogeno antirapina è già entrato in funzione. Sono sceso con uno sgabello, volevo lanciarlo contro i malviventi ma c’era troppo fumo e non sono riuscito a prendere la mira. Mio fratello mi è venuto addosso, intanto la porta si è aperta e mentre i banditi uscivano sono riuscito ad acciuffarne uno che ha subito reagito. Con una gomitata in faccia mi ha costretto a mollare la presa, mentre l’altro prelevava da due vetrine tre orologi, il valore supera 30 mila euro».
Inizia così il racconto, interrotto più volte dall’emozione e dalla rabbia, di Andrea Gremese. Il gioielliere non si dà pace, in via Mercerie riceve gli abbracci dei conoscenti che non mancano di notare il suo occhio gonfio e arrossato. Andrea ha troppa adrenalina in corpo, si sfoga usando parole forti, spera che le forze dell’ordine, alle quali venerdì pomeriggio aveva segnalato la presenza di una persona sospetta nella via, riescano ad acciuffare i rapinatori.
Interrompe più volte la suoneria del telefono che continua a squillare, lo fa per continuare a raccontare la fuga lungo via Mercatovecchio dove i malviventi sparano il primo colpo. È qui che Andrea si rende conto che i banditi fanno sul serio, si ferma, riprende fiato e prosegue. Vuole fermare i due rapinatori. Il finanziere fermo davanti al caffè Contarena sente le urla e si precipita su uno dei due uomini in fuga mancando, per un soffio, la presa. Sollecitato dal compagno che grida “spara, spara”, il rapinatore torna a premere il grilletto ad altezza delle gambe dell’inseguitore. La gente fugge, chi può si rifugia nei bar e nei negozi.
Ma Andrea non si arrende: «Ho seguito i rapinatori fino all’ex whiskyteca, in piazza Duomo, dove sono saliti su una Bmw grigia. Attraverso il finestrino mezzo aperto sono riuscito a infilare il braccio. Avrei voluto strappare il capellino all’autista». L’auto parte sgommando con a bordo i tre malviventi.
Il gioielliere si incammina verso il negozio non immaginando di incrociare, lungo il tragitto, la persona che è certo di aver notato il giorno prima in zona. È lui a indicarla alla Polizia giunta sul posto. In pochissimi minuti il terrore invade le vie Mercatovecchio e Mercerie. La gente è attonita, polizia e carabinieri transennano l’area interessata dalla fuga dei malviventi. Andrea Gremese è visibilmente teso: si rende conto che l’arma dei malviventi non era una pistola giocattolo, capisce che poteva finire peggio.
Sul posto arriva anche un’ambulanza. Il gioielliere viene accompagnato al pronto soccorso per accertamenti. «Non sembra nulla di grave, ha rischiato la vita», afferma il fratello Paolo Gremese ancora scosso per l’accaduto. Paolo non ricorda tutti i dettagli: «Ero in negozio, hanno suonato alla porta, ho aperto, sono entrate due persone, la prima mi ha tirato un pugno e la seconda mi ha puntato la pistola. Qualcuno ha attivato il fumogeno antirapina e i malviventi si sono innervositi. Ho cercato di aprire la porta perché volevano uscire, uno è tornato indietro e da una vetrina ha preso tre orologi».
Paolo parla quasi sottovoce, stenta a credere che sia potuto accadere anche se, il giorno prima, ricorda di aver visto una persona sospetta. Il gioielliere non riesce a dire se ha avuto a che fare con italiani o stranieri. La svolta arriverà in serata quando in questura confermeranno: «Li abbiamo presi».
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