Il professor Strazzolini in quarantena fa lezioni online, ma l’università gli decurta lo stipendio

Ha rispettato la quarantena fiduciaria impostagli per 14 giorni, ha lavorato da casa continuando regolarmente a fare lezione, ma l’Università di Udine gli ha applicato una decurtazione allo stipendio di 262 euro, prevista dalle norme anti assenteismo nella pubblica amministrazione.
È accaduto a Paolo Strazzolini, docente universitario residente a Valvasone.
Quando in seguito a contatti con una persona risultata positiva a un tampone scattò la quarantena «io facevo lezioni on line dall’università – racconta – e mi sono attrezzato nel giro di un pomeriggio per poter continuare a lavorare da casa, cosa che ho fatto».
Un test sierologico successivo evidenziò che si era trattato probabilmente di un falso positivo. «Quindi – osserva Strazzolini – sono stato un recluso innocente».
Come da prassi, però, il dipartimento di prevenzione dell’azienda sanitaria ha segnalato il caso di quarantena al medico di medicina generale del professore, che ha inoltrato la segnalazione all’Inps. Il certificato di malattia è stato così inviato dall’ente preposto al datore di lavoro, l’Università di Udine.
«Nei giorni scorsi – prosegue Strazzolini – ho ricevuto il cedolino dello stipendio, con una trattenuta di 262 euro. Non sono alla canna del gas, ma le “rapine” proprio non le tollero».
Al suo stipendio è stato applicato l’articolo 71 del decreto legge 112 del 25 giugno del 2008, che detta le norme anti-assenteismo nella pubblica amministrazione. Trattamento che si applica appunto, per i soli dipendenti pubblici, nel caso di malattia.
«Dopo che sono stato messo in quarantena imposta – sottolinea il docente universitario – e ho proseguito regolarmente con le lezioni da casa mia e a mio carico, mi ritrovo anche con la beffa della sanzione. Assenteismo quando, prima di questo imprevisto, ero stato anche uno dei pochi docenti a continuare a lavorare tutti i giorni dall’ufficio a causa di difficoltà di natura tecnica». E, colmo della beffa, a consuntivo di un’intera carriera lavorativa trascorsa immacolata, senza aver mai goduto di un solo giorno di malattia.
Strazzolini racconta di aver segnalato personalmente la quarantena al datore di lavoro in ottemperanza alle disposizioni di sicurezza. «Quindi – osserva – sapevano per quale motivo stavo a casa. Inoltre, avevo comunicato anche che avrei continuato a fare lezioni da casa, e nessuno ha avuto nulla da eccepire».
«Mi hanno considerato come un ammalato qualsiasi – dice ancora il docente – nonostante io continuassi a tenere le lezioni on line da casa, come stava facendo la stragrande maggioranza dei miei colleghi, a dimostrazione del fatto che scoppiavo di salute. Non potevo uscire per disposizioni del dipartimento di prevenzione e se l’avessi fatto sarei andato incontro a un procedimento penale».
Chiuso in casa per legge, dunque. La stessa legge che, per scoraggiare episodi di assenteismo nella pubblica amministrazione, gli ha decurtato lo stipendio di 262 euro.
«Mi hanno applicato – evidenza il docente – una norma per disincentivare a stare a casa quando io ci dovevo stare per forza, altrimenti rischiavo una denuncia penale. Il problema è che non è un congedo per malattia che ho chiesto io. Adesso mi sto informando a tutti i livelli per capire come stanno le cose e se sia stata applicata ottusamente la stessa aberrante e draconiana sanzione a tutti i colleghi nelle stesse condizioni. Auspico, naturalmente, che l’aberrazione venga presto corretta e che mi sia restituito il maltolto».
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