Il professor Grimaldi va in pensione «Lascio un’equipe di primissimo ordine»

Quella del dottor Gianni Grimaldi, fino a pochi giorni fa direttore della struttura operativa complessa di endocrinologia, malattie del metabolismo, diabete e nutrizione clinica, è stata una carriera vissuta completamente all’interno dell’ospedale di Udine appena dopo tre anni dalla laurea in medicina e chirurgia all’università di Trieste. Quando si specializza in endocrinologia è già un medico ospedaliero che, dopo un’ulteriore specializzazione in scienza dell’alimentazione, si avvia a diventare, nel 1999, dirigente medico di endocrinologia. È questa la materia che ha sviscerato nel corso della sua lunga attività scientifica e che lo ha portato a indagare, in particolare, malattie come la tiroidite, il diabete, ma anche l’oncologia e la ginecologia facendone un punto di riferimento della struttura ospedaliera fino alla sua recentissima quiescenza che per lui non significa certo abbandonare la professione e la ricerca.
Grimaldi, 70 anni, originario di Cividale e udinese d’azione, socio fondatore nel 2000 dell’Ame, Associazione medici endocrinologi che conta oggi oltre duemila soci operativi nel settore dell’endocrinologia clinica, è stato il primo presidente dell’Aace (l’American association of clinical endocrinologists che riunisce ottomila medici statunitensi specializzati in endocrinologia, diabete e metabolismo), associazione scientifica dell’Italian Aace Chapter, costituita nel 2014 con l’obiettivo di divulgare in Italia le linee guida e i documenti scientifici prodotti dai colleghi americani e di instaurare rapporti di collaborazione scientifica, attraverso l’organizzazione di appositi corsi, con i paesi dell’area mediterranea. Lo scorso anno è stato eletto presidente nazionale dell’Ame, carica che ricoprirà fino al 2022.
Oltre all’attività clinica, che ne ha fatto uno dei maggiori studiosi del settore e in particolare delle malattie metaboliche nonché della cura del diabete e delle malattie della tiroide, il dottor Grimaldi ha svolto un’intesa attività accademica presso la facoltà di medicina dell’università di Udine dove è stato docente, dal 2006, nelle diverse materie inerenti all’endocrinologia.
Ha lasciato il reparto con grande rammarico, ma con la certezza, sostiene, di aver contribuito alla crescita di un’equipe di specialisti di primissimo ordine. Ancora a disposizione dei suoi pazienti, sia pur non all’interno dell’ospedale, sarà difficile vederlo più di quanto non accada oggi, sui campi da golf a praticare il suo sport preferito che da anni stempera la fatica del suo lavoro. —
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