Il procuratore: "Nessun rischio di crolli per le opere interessate, non bloccheremo i cantieri"

Parla il capo della Procura di Gorizia, Massimo Lia, che assieme al pubblico ministero titolare dell’inchiesta, Valentina Bossi, coordina l’attività d’indagine sugli appalti truccati
Bumbaca Gorizia 21.11.2018 Operazione GDF corruzione © Fotografia di Pierluigi Bumbaca
Bumbaca Gorizia 21.11.2018 Operazione GDF corruzione © Fotografia di Pierluigi Bumbaca

«Non ci sono pericoli dal punto di vista della sicurezza». E dunque, sebbene ci siano emerse nel corso delle indagini delle criticità legate alle modalità di esecuzione degli interventi di costruzione o riqualificazione delle arterie, non si rende al momento necessario il blocco dei cantieri ancora attivi e interessati dall’inchiesta. A dirlo è il capo della Procura di Gorizia, Massimo Lia, che assieme al pubblico ministero titolare dell’inchiesta, Valentina Bossi, coordina l’attività d’indagine sugli appalti truccati.

Dalle autostrade agli aeroporti: una “cupola” pilotava gli appalti
Sono 400 i finanzieri del Comando Fvg impegnati nel triveneto e in tutta Italia in acquisizioni documentali, perquisizioni e sequestri disposti dalla Procura di Gorizia in enti pubblici e societa' per indagini su appalti di opere pubbliche per un valore di oltre un miliardo di euro, 21 novembre 2018. L'inchiesta ipotizza turbative d'asta tra le imprese coinvolte per effetto di pratiche collusive, ma anche frodi nella realizzazione di ponti, viadotti, cavalcavia, sottopassi, gallerie, piste aeroportuali costruite utilizzando materiali difformi da quelli dichiarati. ANSA/GDF GORIZIA +++ ANSA PROVIDES ACCESS TO THIS HANDOUT PHOTO TO BE USED SOLELY TO ILLUSTRATE NEWS REPORTING OR COMMENTARY ON THE FACTS OR EVENTS DEPICTED IN THIS IMAGE; NO ARCHIVING; NO LICENSING +++


Dottor Lia, ci sono al momento rischi per l’incolumità degli utenti delle infrastrutture coinvolte nell’attività investigativa?

«No, al momento non risultano criticità tali da far pensare a problemi di sicurezza immediati. Escludiamo pericoli di crolli o altri disastri».

Ci sono però infrastrutture appena riqualificate o di nuova realizzazione che, a distanza di pochi anni, necessiteranno di nuovi interventi.

«Questo sì. Il meccanismo era organizzato in maniera tale da costringere gli enti appaltanti a intervenire per una seconda volta. Una cosa studiata dalle aziende coinvolte nell’inchiesta per risparmiare sul costo dei materiali e per innescare un successivo meccanismo di rifacimento parziale dei lavori, che porta a ulteriori appalti, quindi affari e nuovi guadagni».

È possibile escludere infiltrazioni di stampo mafioso?

«Al momento non ci sono riscontri in questo senso. E tendiamo a escluderlo».

Come è nata l’inchiesta? E come riuscirà una Procura piccola come Gorizia a reggere l’urto di un’attività d’indagine che ha assunto una dimensione nazionale?

«L’indagine è partita da una serie di accertamenti effettuati dalla Guardia di Finanza sui lavori di riqualificazione di corso Italia a Gorizia, un appalto da 3 milioni di euro. Noi siamo una piccola Procura, le risorse sono scarse e siamo riusciti nonostante questo a portare avanti un’indagine con fatti penalmente rilevanti, grazie alla collaborazione con la Guardia di Finanza. Ci sono fatti per la quale si valuterà la competenza territoriale: l’importante sarà accertare episodi e singole responsabilità».

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