Il prete ai funerali del giovane: «È assurdo morire di varicella »

Non è bastata la chiesa del Carmine per contenere la folla che ha voluto partecipare ai funerali di Marco Basta D’Afflitto, morto a 29 anni per le complicanze di una varicella. Nell’omelia don Giancarlo Brianti ha detto: «non è possibile che oggi si muoia così».
UDINE.
Non è bastata la chiesa del Carmine per contenere tutta la folla di persone che ieri mattina ha voluto partecipare ai funerali del giovane Marco Basta D’Afflitto, morto a 29 anni per le complicanze di una varicella. I negozi e i bar nel tratto di via Aquileia più vicino a piazzetta del Pozzo, dove Marco abitava, hanno tenuto le serrande abbassate in segno di lutto per tutta la durata del rito funebre.


E la gente che non è potuta entrare è rimasta ugualmente fuori della chiesa, sui marciapiedi, sotto una debole pioggia, perché non voleva lasciare da solo Marco nel giorno del suo ultimo viaggio. Ed è stata una cerimonia che non ha mancato di ricordare l’assurdità di questa fine prematura, come detto anche nelle parole del celebrante.


Tutti, infatti, sono rimasti profondamente scossi dalla vicenda e ieri la folla di amici e parenti si è voluta stringere intorno ai genitori del giovane, a suo fratello Claudio, e alle sorelle Paola ed Elena. Don Giancarlo Brianti – profondamente commosso, perché lui stesso conosceva bene Marco – nella sua omelia ha parlato di «morte assurda», perché, ha spiegato, «non è possibile che oggi si muoia di varicella a 29 anni». E il sacerdote ha aggiunto: «Bene ha fatto la famiglia a cercare di comprendere con chiarezza le cause della morte di Marco, perché capire la verità è un servizio sia per la scienza sia per la giustizia».


Poi don Brianti, che ha celebrato il rito insieme a padre Luigi Malamocco e a monsignor Franco Frilli, si è soffermato sul carattere speciale del giovane «che, quando arrivava in parrocchia da piccolo, aveva sempre un contagioso sorriso stampato in faccia». E ancora: «Chissà quanti sogni, quanti desideri aveva Marco. Progetti che magari aveva confidato soltanto alla più ristretta cerchia di amici». Ma, ha aggiunto don Brianti, «ora che Marco non vive più vicino a noi, chi è rimasto ha la possibilità di far continuare a far vivere per sempre il suo ricordo, contribuendo a realizzare un centro medico per giovani madri in Burkina Faso». Infatti, Marco ultimamente si era dedicato a un progetto promosso dall’associazione Susan, che si sta battendo per raccogliere i fondi che serviranno appunto alla costruzione di un “Punto nascita”, e cioè un centro per far partorire in sicurezza le donne del poverissimo stato africano.


Il giovane, come si è riferito in questi giorni, si era sentito male subito dopo Natale. Si era rivolto al pronto soccorso il 26 dicembre, la prima volta. Ma poi era tornato a casa. Era andato nuovamente in ospedale il 28 dicembre. Ed era arrivato in terapia intensiva alle 6 del giorno 29. Nonostante le cure e un intervento, Marco si è spento la notte tra il 30 e il 31 dicembre per un arresto cardiocircolatorio dovuto a uno choc settico. Ora, dopo l’autopsia, si aspettano esami di laboratorio più approfonditi, che potranno chiarire esattamente cosa è successo al giovane. E questo aspettano i familiari e gli amici di Marco. L’inchiesta della procura è stata avviata indagando, per ora, sei medici.


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