Il presagio della nonna: «Nadia quell’uomo non va bene per te»

Parlano i familiari della giovane vittima. Il papà Andrea: «Non perdonerò mai»
DIGNANO. «Nadia, quell’uomo non va bene per te» così nonna Giuditta aveva messo in guardia “la piccola” dopo aver conosciuto Francesco Mazzega, colui che avrebbe poi troncato la giovane vita della nipote, nella serata di quel maledetto 31 luglio. La ragazza era rimasta male del giudizio della nonna e per tre-quattro giorni non era andata a trovarla. I dubbi sulla persona la nonna li aveva confidati anche alla figlia Antonella e ad altri parenti. «Era troppo giovane per quell’uomo, 15 anni di più di lei, le tarpava le ali della vita». Lei, di 21 anni, lui di 36. Pure i genitori di Nadia Orlando non erano convinti di quella persona, anche se appariva gentile e non aveva mai alzato le mani sulla loro figlia.


La ragazza «non sarebbe mai stata con un tipo del genere se avesse solo sospettato della sua violenza e, quella maledetta sera, non sarebbe mai salita in macchina se avesse avuto il minimo sospetto su di lui. Era una ragazza seria, molto più matura della sua età» aggiunge nonna Giuditta che ora ha il cuore schiacciato dal dolore, come se a pesare fosse un macigno. La sua saggezza e la sua bontà si intrecciano nel ricordo.


Vicino a lei, seduto nella casa di famiglia di Vidulis, il papà Andrea Orlando. «Nonna non piangere» le dice in tono affettuoso. «Non si può uccidere, l’amore non è possesso» aggiunge papà Andrea in un guizzo di rabbia che gli percorre il volto. Si alza e va a prendere un bloc notes per farci vedere la scrittura di Nadia. Lineare, ordinata precisa, come era lei e come è la scrittura del suo papà, che ieri mattina alle cinque si è alzato e ha scritto le parole che saranno incise sulla sua tomba: «Non servono fiori il suo sorriso illuminerà questa fredda pietra, sentirà per sempre la sua presenza fra di noi. Ogni stagione tocchiamo questo sasso e sentiremo nel cuore una fitta, sarà il segnale della sua sempre attenta presenza e guida per sempre il nostro futuro».


I ricordi si susseguono, seduti in un grande tavolo sotto il portico della casa di Vidulis. Qui si sedeva anche l’uomo che accompagnava Nadia. «Era di casa» dice Doris, la zia materna. «A me non piaceva» ribadisce la nonna Giuditta che aveva convinto la mamma a farlo capire a Nadia, tanto che la ragazza anzi “la piccola” come la chiama la nonna, aveva deciso di lasciarlo. Nadia lo aveva confidato alla sua mamma.


I genitori dell’uomo che ha ucciso Nadia si sono fatti vivi? «No. Dicono di essere persone di fede e allora dovevano presentarsi qui il primo giorno dopo la tragedia – afferma con voce decisa papà Andrea che poi ha una pausa – . Li avremmo accolti – aggiunge severo – . Solo il parroco di Muzzana è venuto qui, con il bastone, a chiedere scusa per la comunità». I suoi occhi non trattengono le lacrime, segnati per sempre dal delitto di .


Prima di sedersi al grande tavolo il papà ci accoglie nel grande giardino che curato di persona. I due cani pastore Bull-Red e Attrick ci accompagnano nella passeggiata nel verde. Di ogni albero ci racconta la storia. Apre un altro cancello.


Percorriamo un sottobosco incantato. Il papà parla, racconta di come sia fiero di essere un vidulese. Ci fermiamo, lui si appoggia al tronco di un albero. I due cani, tranquilli, sono accovacciati ai nostri piedi. Gli chiediamo se perdonerà. Dopo un attimo di silenzio, risponde: «Non perdonerò. No. Mai». Dietro un educato sorriso la voglia di non aggiungere altro. Si risale verso il giardino. La piscina che doveva essere inaugurata a ferragosto è piena di ragazzi e ragazze. «Nadia è qui con noi, per sempre». «La vita continua» dice tra le lacrime papà Andrea.


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