Il premio a Umberto Ambrosoli che dialogherà con Gherardo Colombo e Tommaso Padoa Schioppa

UDINE.
A trent’anni dall’omicidio dell’avvocato Giorgio Ambrosoli, il libro del figlio Umberto,
Qualunque cosa succeda
(Sironi editore), vincitore del Premio Terzani 2010, ripropone una storia di straordinario impegno civile, ancora attualissima. «Quel colpo sparato ad Ambrosoli – scrive Carlo Azeglio Ciampi nella prefazione - era destinato al cuore dello Stato».


A trent’anni da quell’episodio, certo l’Italia è cambiata nei modi e negli stili del confronto democratico, ma l’intreccio perverso tra Stato e antistato non sembra essersi dissolto. Gli oscuri meccanismi che muovono i capitali, la tolleranza omertosa che copre i comportamenti (semi)-illegali dei forti, l’intreccio di interessi finanziari, politici e imprenditoriali; e infine il pessimismo e l’indifferenza che intorpidiscono l’indignazione, e al suo posto la diffusione di una mentalità che accetta e pretende l’impunità giuridica, ci segnalano che quella storia è ancora di un’imbarazzante attualità.


Nel confronto che
vicino/lontano
dedica al libro vincitore del Premio Terzani, parleranno sabato 8 maggio, alle 18, nella chiesa di San Francesco e con la moderazione di Marino Sinibaldi, direttore di Radiorai3: Umberto Ambrosoli, l’ex-magistrato Gherardo Colombo –, che ha condotto o collaborato alle più importanti inchieste italiane sull’intreccio illegale tra politica e interessi economico-finanziari: dalla P2 a Mani pulite, dal delitto Ambrosoli ai processi Imi-Sir e Sme – e l’economista Tommaso Padoa-Schioppa, già direttore generale per l’economia e la finanza dell’Unione Europea e ministro dell’Economia e delle finanze nel governo Prodi.


Quale necessaria introduzione, prima del confronto, alle 17, il direttore di
Limes
Lucio Caracciolo traccerà per il pubblico la mappa geopolitica delle mafie, evidenziando gli aspetti di debolezza e gli strumenti di forza degli Stati per contrastarne i disegni destabilizzanti.


«La criminalità organizzata – ha scritto Roberto Saviano – prima crea zone dove il diritto non entra, poi si espande, pervade l’economia, si appropria del Paese, e infine entra lei stessa nello Stato. Ci sono anni di inchieste, prove raccolte, fiumi di denaro che testimoniano l’immenso potere delle mafie d’Italia. […] Ma la vera emergenza non è questa. L’emergenza è che tutto questo passi come l’ennesimo scandalo silenzioso, al quale siamo rassegnati».


Per Giorgio Ambrosoli, essere al servizio dello Stato voleva dire perseguire l’interesse generale, sapendo che a ostacolare il suo lavoro sarebbero scesi in campo interessi trasversali e poteri privati. Fu ucciso a Milano l’11 luglio 1979 da un killer, su mandato del bancarottiere Michele Sindona. Aveva passato gli ultimi cinque anni della sua vita assolvendo a un incarico importante e gravoso: la liquidazione coatta della Banca privata italiana di Sindona, punto di snodo di un intero sistema politico-finanziario corrotto e letale.


«È mia convinzione – ha dichiarato Angela Terzani, presidente della giuria del premio, rendendo nota la motivazione – che oggi in Italia abbiamo bisogno di ispirarci a esempi di vita civile, come quella di Giorgio Ambrosoli, che da sudditi quali siamo diventati ci ritrasformino in cittadini».


ll Premio Terzani sarà consegnato ad Ambrosoli sabato sera, da Angela Terzani, al Teatro Nuovo Giovanni da Udine. La serata, condotta da Enrico Mentana, vedrà la partecipazione degli attori Massimo Somaglino e Nicoletta Oscuro. I biglietti, in distribuzione da ieri nell’infopint di vicino/lontano davanti alla chiesa di san Francesco, sono andati esauriti nel giro di poche ore.

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