Il prefetto si congeda: «Altri gli enti inutili»

Galante annuncia il pensionamento e si toglie qualche sassolino dalla scarpa Personale di troppo? «Non qui da noi. Si cerchi nei Comuni e nelle Province»
Di Martina Milia

Cravatta blu, fiocchetto giallo per ricordare i marò ancora prigionieri in India, e discorso di circa 30 minuti per difendere il ruolo della prefettura di Pordenone e il proprio operato. Il prefetto Pierfrancesco Galante sceglie il “palcoscenico” della Festa della Repubblica per annunciare che oggi compirà l’età della pensione. E prima di congedarsi il rappresentante dell’ufficio territoriale di governo – finito sotto attacco un mese fa per la vicenda “Bella ciao” – sceglie di togliersi qualche sassolino dalla scarpa.

Il più pesante riguarda le polemiche sui dipendenti del pubblico impiego: «Basterebbe sottolineare che la Prefettura di Pordenone, il cui territorio di riferimento è l’intera provincia che conta più di 315.000 abitanti, dispone di 54 dipendenti, di cui 3 dirigenti, a fronte dei 77 previsti in organico e con un’età media superiore ai 50 anni. Se escludiamo i militari, le forze di polizia e il personale della scuola, probabilmente è nei Comuni e nella Provincia, dotati di migliaia di dipendenti, che si potrebbe valutare l’opportunità di una riduzione di organici» lancia il siluro Galante.

Lo fa davanti ai politici che, più o meno a viso aperto (in prima fila c’è anche il senatore Lodovico Sonego, l’unico ad aver chiesto esplicitamente la rimozione di Galante in seguito alla decisione, poi mutata, di vietare “Bella ciao” durante la cerimonia ufficiale del 25 aprile), hanno chiesto la sua testa. Lo fa davanti ai sindaci di ieri - c’è perfino il leghista Stefano Turchet con fascia tricolore (in attesa di cederla al futuro primo cittadino di Porcia) – e a quelli appena insediati che già in piazzale Ellero stringono mani e ricevono congratulazioni. Come Claudio Peruch di Fontanafredda e Mara Giacomini di Roveredo, al debutto ufficiale nel cerimoniale del 2 giugno.

I primi che Galante saluta sono i lavoratori dell’Ideal Standard in sala, segnando così subito il tratto distintintivo del suo mandato, quello che declinerà come “prefetto vicino ai più deboli”. Dopo 49 anni «al servizio dello Stato, domani compirò l’età canonica che statuisce la cessazione dell’attività lavorativa. Da ex poliziotto, ex sindacalista e soprattutto convinto avversario delle pastoie burocratiche, ho cercato, nei miei 5 anni a Pordenone, di dare un’interpretazione più personale al ruolo del Prefetto, per renderlo più funzionale a quello che ho sempre ritenuto il suo principale obiettivo: il benessere della collettività in cui opera, a cominciare dalle sue frange più deboli (indigenti, donne vittime di violenza, adolescenti a rischio droga ed alcolismo, i cittadini affetti da autismo, ai lavoratori a rischio del posto di lavoro)– ha esordito –. Ringrazio coloro chi mi hanno capito, che hanno condiviso i miei stessi sentimenti e che hanno creduto in me».

Rivendica poi il ruolo di «vocazione alla mediazione» delle prefetture e attacca la politica. «Sicuramente quello prefettizio è un istituto compromesso da giudizi a volte superficiali, a volte palesemente di parte, di una parte schierata per pregiudizi ideologici contro ogni rappresentanza dello Stato, ispirata da teoremi più o meno federalistici, che hanno tentato più volte di negare la stessa unitarietà dell’ordinamento – ha detto –. Ciò che rammarica è quella che appare come una sostanziale superficiale, scarsa conoscenza dell’origine, dei compiti e delle funzioni dei prefetti e delle Prefetture, anche da parte di molti autorevoli esponenti».

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