Il poeta e la quercia della poesia diventata platano

CERVIGNANO. «Dopo circa quarantacinque anni ho scoperto, grazie a un articolo letto sul Messaggero, che l’albero di Scodovacca, cui ho dedicato una delle mie poesie, non è una quercia ma un platano». Il noto e stimato poeta cervignanese Giuseppe Solardi, che ha dedicato molte opere alle grandi personalità del passato (per esempio la messa di suffragio per Karl Marx) e che, nonostante viva, silenzioso ed appartato, nella sua casa di via Verdi, è stato capace di attirare l’attenzione di critici e scrittori di fama, ammette l’errore e si scusa pubblicamente con i lettori. «Sbagliare è umano – commenta -. Circa quarantacinque anni fa, ho scritto “La mia quercia”, una poesia dedicata al grosso albero di Scodovacca che si trova all’incrocio tra le due provinciali. Qualche giorno fa, leggendo il Messaggero Veneto, ho appreso da un articolo che non si tratta di una quercia ma di un platano. È curioso che me ne sia reso conto dopo così tanto tempo. Mi sono meravigliato di me stesso. Sono cose che succedono. Ho telefonato subito ad alcuni colleghi a Roma, mi sono informato sull’eventualità di modificare il testo e le pubblicazioni ma mi è stato sconsigliato visto che sono passati già così tanti anni. È una poesia semplice e scritta in un linguaggio comprensibile a tutti. Sono molto legato a quel testo. È nato mentre passavo sotto quell’albero meraviglioso». Anche Solardi, autore del libro “Colloqui con Amleto”, edito da Spirali, scende in campo per salvare il platano che rischia di essere abbattuto perché malato. Provincia e Comune stanno decidendo il da farsi proprio in questi giorni. L’intera cittadina si è mobilitata. «Bisogna fare il possibile per salvarlo – dice l’intellettuale -. E’ un pezzo di storia e caratterizza il territorio sia dal punto di vista paesaggistico che prospettico».
Elisa Michellut
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