Il pittore Giuseppe Rossi: «Ho rinunciato al posto fisso»

Figlio di dipendenti pubblici, Giuseppe Rossi è un pittore edile di Pasian di Prato. Si sente un predestinato perché chiamandosi Giuseppe, come il patrono degli artigiani, non poteva che lavorare in proprio. Il suo sogno era fare l’artigiano e l’ha realizzato. Al punto da rinunciare al posto fisso in Ferrovia dopo aver vinto un concorso. L’ha fatto andando contro tutto e tutti, soprattutto il volere della madre che avrebbe preferito sistemarlo in un’azienda pubblica.
Ieri, al teatro Garzoni di Tricesimo, Rossi (nella foto) è stato uno dei protagonista della festa degli artigiani perché su quel palco, in un colpo solo, ha festeggiato la festa del papà, il compleanno, l’onomastico e la benemerenza ricevuta da Confartigianato. Basti pensare che in 40 anni di attività non ha mai fatto un giorno di assenza per malattia. «Il destino mi ha imposto di fare questo lavoro. Ho rifiutato più di un posto fisso perché la mia natura mi imponeva di non lavorare alle dipendenze di qualcuno, ma di dedicarmi alle mie passioni», ha spiegato Rossi ripercorrendo la sua carriera iniziata imparando il mestiere da altri artigiani. «Gestire il proprio tempo è una libertà impagabile». Rossi lo sottolinea con soddisfazione anche perché è riuscito a trasmettere questo concetto al figlio Marco che si è appena iscritto all’albo degli artigiani. Il pittore tra qualche mese potrebbe andare in pensione, ma non è certo di farlo perché la passione che ancora prova per il suo lavoro è troppo forte. Ecco perché consiglia ai giovani «di imparare un mestiere, farlo bene e onestamente in Italia».
Con altrettanto entusiasmo, ha ritirato il premio alla carriera pure Lorenzo Toniutti, l’impresario edile di Lignano Sabbiadoro. La sua storia è iniziata quando aveva appena 13 anni ed era un giovane agricoltore che lavorava per lo più nei vigneti. «A 19 anni mi sono avvicinato all’edilizia. Ero un apprendista desideroso di imparare il mestiere. Nel 1975 capii che la mia strada era quella dell’artigiano». Toniutti ha raccontato con orgoglio la sua storia fatta di partenze e ritorni quasi come quelle dei giovani d’oggi troppo spesso costretti a lasciare l’Italia per andare a lavorare all’estero. «Sono stato un anno in Algeria e due anni in Venezuela», ha aggiunto l’impresario facendo notare però, che alla fine anche lui è tornato in Friuli. «Avevo la famiglia - ha sottolineato - non potevo trascurarla». Facile immaginare che la benemerenza ricevuta dalla Confartigianato l’abbia dedicata alla famiglia: «Questo premio è bellissimo», ha concluso guardando i familiari che non hanno mancato di fargli sentire il loro affetto.
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