Il perito di Federitalia: «Mai occultato fondi»
Scian ha spiegato al giudice di avere soltanto redatto consulenze Il collegio difensivo confida in una revoca della misura cautelare già oggi

Sante Scian, 49 anni, di Cordenons, il perito di Federitalia associazione antiusura in carcere da sabato, quando è stato arrestato dalla Guardia di finanza di Pordenone, non si è trincerato dietro alla facoltà di non rispondere, ma ha scelto di parlare ieri mattina al giudice per le indagini preliminari Rodolfo Piccin.
All’interrogatorio di garanzia, assistito dagli avvocati Carlo Canale ed Esmeralda Di Risio, Scian ha raccontato la sua versione dei fatti. Una versione ben diversa da quella prospettata dalla Procura di Parma, che gli contesta l’associazione per delinquere finalizzata alla sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte e alla mancata esecuzione dolosa di provvedimenti del giudice, nonché in concorso con la presidente di Federitalia Wally Bonvicini anche il reato di calunnia nei confronti di Equitalia.
A Scian gli inquirenti attribuiscono un ruolo di spicco nell’associazione per delinquere. Ma la realtà, secondo il collegio difensivo, era un’altra. Al giudice Piccin il consulente di Cordenons ha spiegato di essere un semplice tecnico, incaricato di volta in volta da Federitalia di redigere le perizie. E a questo lavoro si è sempre attenuto. Cosa ne abbiano fatto poi i privati che si sono rivolti a lui e per quale scopo abbiano utilizzato i suoi calcoli, non era dato al perito saperlo. Né può essere chiamato ora a rispondere – è la tesi difensiva – per le eventuali azioni poste in essere da altri soggetti.
«Scian – precisa l’avvocato Canal – era un semplice consulente, non ha mai seguito o portato avanti i programmi dell’associazione Federitalia. Ha aiutato in tantissime occasioni le persone in modo gratuito e disinteressato, redigendo molte perizie gratuitamente».
Quanto alle accuse di calunnia nei confronti di Equitalia, l’avvocato Canal ha sottolineato come in ben tre procedimenti analoghi nei tribunali di Varese, Bergamo e Modena si siano conclusi con due assoluzioni per Scian (sentenze ormai passate in giudicato) e in un terzo caso il giudice per le indagini preliminari abbia archiviato il procedimento, motivando in modo puntuale la mancata trasmissione degli atti in Procura richiesta dalla controparte. La difesa dell’indagato ha puntualizzato che in quei procedimenti è stata dimostrata la totale buona fede di Scian nella redazione delle perizie relative ai tassi di interesse praticati dall’ente di riscossione.
La difesa confida pertanto che anche in questo procedimento aperto dalla Procura di Parma l’accusa di concorso in calunnia nei confronti di Equitalia possa decadere.
Nel corso dell’interrogatorio di garanzia il 49enne di Cordenons ha ricostruito con molta precisione i conti e i calcoli effettuati, ma ha anche spiegato di non avere nulla a che fare con i trasferimenti di beni o quote societarie all’estero. Aspetti dei quali non si è mai occupato. Stando a quanto ricostruito dalla difesa, ai suoi clienti Scian ha sempre detto che bisognava pagare gli interessi sul capitale. Si è battuto, invece, contro gli interessi ultra-legali.
Sono soltanto tre i capi d’accusa nei confronti di Scian a fronte di un’ordinanza di 400 pagine. Oltre al reato associativo e alla calunnia, gli si contesta un singolo episodio in cui secondo la Procura Scian avrebbe partecipato a operazioni simulate o fraudolente per rendere inefficace la procedura di riscossione coattiva da parte di Equitalia spa da parte di un imprenditore. Ma in quel caso, ha precisato la difesa, non c’è stata mai da parte dell’imprenditore alcuna volontà di non pagare le tasse.
Il gip Piccin, che ha interrogato Scian per rogatoria, ha trasmesso gli atti al collega Mattia Fiorentini di Parma, al quale spetterà la decisione finale sulla misura di custodia cautelare.
L’auspicio della difesa è che possa essere disposta una revoca della custodia cautelare in carcere già oggi, visto che all’esito dell’interrogatorio di garanzia e della documentazione prodotta dalla difesa la sua posizione nell’inchiesta sembrerebbe ridimensionata. Qualora fosse confermato il carcere, alla difesa non resterebbe che l’arma del tribunale del riesame.
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