Il Parco Basaglia rinasce e copia il modello Trieste

Uno spazio aperto al pubblico, fra cultura e sanità, come avviene a San Giovanni Il progetto, in fase embrionale, ora mette intorno a un tavolo i soggetti coinvolti
Bumbaca Gorizia 08.02.2018 Parco Basaglia edifici in cessione © Fotografia di Pierluigi Bumbaca
Bumbaca Gorizia 08.02.2018 Parco Basaglia edifici in cessione © Fotografia di Pierluigi Bumbaca

Il Parco Basaglia a Gorizia come il Parco di San Giovanni a Trieste, non un monumento alla memoria ma un luogo aperto e vivo, punto di riferimento per storia e cultura. Il parallelo non è casuale, e non soltanto perché entrambi sono stati scenario dell’opera e della rivoluzione di Franco Basaglia. Ma soprattutto perché questa è la visione di chi ha dato inizio al progetto di “rigenerazione storico culturale” del parco di via Vittorio Veneto a Gorizia, che ospiterà strutture espositive, servizi (un punto informativo e di ristoro), e potrà accogliere festival ed eventi. In prima fila Regione, Azienda sanitaria ed Erpac, che ieri pomeriggio – c’erano la governatrice Debora Serracchiani, il direttore generale dell’Ass Bassa Friulana-Isontina Antonio Poggiana e la direttrice dell’Erpac Gabriella Lugarà – hanno siglato ufficialmente il protocollo d’intesa che avvia il percorso.

Non potrà essere breve, evidentemente, e allo stato attuale è ancora in fase embrionale, ma intanto sono già stati stanziati i circa 200 mila euro necessari per la fase di progettazione, e prossimamente si costituirà un tavolo tecnico che avrà il compito di fornire al progettista gli indirizzi per impostare il piano di recupero e valorizzazione del parco. A comporlo saranno i rappresentanti dei tre soggetti firmatari del protocollo, affiancati anche da un rappresentante della facoltà di Architettura dell’Università di Udine, da uno del Comune di Gorizia e da uno della Fondazione Carigo. «L’accordo che firmiamo oggi è la prima pietra di un’opera importantissima – dice Serracchiani –. Questo parco deve essere rigenerato tanto dal punto di vista storico quanto da quello culturale, diventando un punto di riferimento vivo e frequentato». Fondamentale in tal senso il ruolo di Erpac che, come ricorda la direttrice Lugarà, ha tra i suoi compiti quello di «promuovere progetti di rilevante interesse regionale», come quello di Parco Basaglia, appunto. E se il direttore Poggiana ricorda come fin dal suo arrivo a Gorizia nel 2015 sognava una possibile valorizzazione del parco, a illustrare gli intenti principali del progetto è stato colui che più di altri si è speso in prima persona per l’iniziativa, l’ex direttore del Csm Franco Perazza. «Ho avuto la fortuna di trovare persone che hanno colto l’importanza di un progetto – spiega – che decolla in questo 2018 in cui ricorrono i 40 anni della Legge 180 e i 50 anni del libro “L’istituzione negata”.

Tre sono sostanzialmente le linee di intervento immaginate sin qui. La prima prevede la messa in sicurezza e la valorizzazione del verde del parco, oggi non attrattivo proprio per lo stato di abbandono in cui versano gli spazi all’aperto. La seconda riguarda invece gli edifici. Il protocollo sancisce una permuta, che permetterà un restauro e un utilizzo più consono di alcune strutture presenti nel parco: l’Azienda sanitaria cede all’Erpac il “Padiglione del lavoro” (il cosiddetto “Quadrilatero”) e la palazzina ex “Reparto infettivi” e poi centro sociale. Dall’Erpac all’Ass Bassa Friulana-Isontina passa invece il “Padiglione A Donne”, che si affaccia su via Vittorio Veneto. Resta da stabilire esattamente come e con quali contenuti questi spazi troveranno nuova vita, ma l’idea come detto è quella di ricavare sicuramente una struttura per il ristoro e le informazioni dei visitatori, in grado così di godere del luogo e di comprenderne la storia. Non mancheranno poi gli spazi espositivi e destinati alla cultura. Per quel che riguarda la storia, poi, l’idea è di allestire una sede museale nell’edificio già di proprietà della Regione dove si trovavano le “celle di contenimento” del vecchio manicomio: qui potrebbe trovare posto anche il recuperato e preziosissimo archivio storico (ed ecco la terza linea d’intervento) con 8500 cartelle mediche e tutta la documentazione amministrativa e contabile che racconta la vita quotidiana del manicomio. (m. b.)

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